Alla fine Quota 103 sarà prorogata fino alla fine del 2024. Le proteste dei sindacati hanno fatto desistere il governo dal portare avanti il progetto di riforma Quota 104, la pensione anticipata con 63 anni di età e 41 di contributi. Ma non sarà una vittoria per i lavoratori, visto che la nuova versione di Quota 103 prevede penalizzazioni importanti.

Molti lavoratori avrebbero preferito la pensione anticipata con un anno in più sulla carta d’identità piuttosto che restare penalizzati dalla nuova formula di Quota 103. Anche perché chi ha maturato l’età anagrafica, ma non l’anzianità contributiva, con Quota 104 avrebbe potuto uscire anticipatamente senza subire tagli all’assegno.

Quota 103 nel 2024 non conviene più

Ma vediamo in particolare cosa prevede la nuova versione di Quota 103 per il prossimo anno. L’uscita anticipata a 62 anni con 41 di contributi, sarà penalizzante sotto vari punti di vista. Sono in tutto tre le penalizzazioni introdotte nella bozza di riforma alla legge di bilancio che interessano la pensione anticipata di lavori dipendenti e autonomi.

La prima, attiene al ricalcolo contributivo dell’assegno, sulla falsariga di quanto accade da anni per Opzione Donna. In pratica, i contributi versati nel sistema retributivo prima del 1996 dovranno essere convertiti nel sistema di calcolo contributivo, quello attualmente in vigore. Il che presuppone una penalizzazione che può arrivare anche al 15-16% rispetto al sistema misto. In estrema sintesi, circa un terzo della contribuzione di ogni lavoratore sarà riconvertita.

La seconda penalità riguarda la soglia di pagamento della pensione fino al raggiungimento dei 67 anni di età. L’Inps erogherà l’assegno fino a un massimo di 4 volte l’importo del trattamento minimo, cioè circa 2.270 euro al mese. Mentre prima, cioè fino alla fine del 2023, detto limite era di 5 volte il trattamento minimo (2.840 euro al mese).

Infine, si allungheranno i tempi di attesa per l’ottenimento della pensione. Per i lavoratori privati la finestra di uscita si allunga a 7 mesi, mentre per i dipendenti pubblici a 9 mesi dalla maturazione dei requisiti.

Tutte misure che nel complesso renderanno Quota 103 sconveniente nel 2024.

Meglio le pensioni anticipate della Fornero

Il meccanismo studiato dal governo Meloni è funzionale all’avvicinamento delle deroghe alle pensioni anticipate previste dalla riforma Fornero. Lo scivolamento graduale è di fatto quasi compiuto con questa riforma, spiegano gli esperti.

Oggi, infatti, si va in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi (uomini) e 41 anni e 10 mesi di contributi (donne) a prescindere dall’età anagrafica. Considerato che chi esce con Quota 103 deve aver almeno 41 anni di contributi, il passo è breve.

Per una lavoratrice conviene attendere di maturare altri 10 mesi di contribuzione piuttosto che subire una penalizzazione con ricalcolo contributivo della pensione. 22 mesi in più se trattasi di uomini. Inoltre i tempi di attesa prima di percepire l’assegno rendono inutile anticipare l’uscita con Quota 103.

Infine vi è anche il divieto di cumulo con redditi da lavoro. La soglia limite sarà di 5.000 euro all’anno per non perdere il diritto alla pensione con Quota 103. Cosa che per un libero professionista o lavoratore autonomo potrebbe costituire un problema serio.

Riassumendo…

  • La nuova versione di Quota 103 per il 2024 è più penalizzante di Quota 104
  • La pensione a 62 anni sarà liquidata solo col ricalcolo contributivo.
  • Quota 103 diventa sconveniente per i lavoratori.