Beautyful, Sentieri, Il Segreto sono solo alcune delle più famose serie tv seguite da milioni di italiani. E molte di loro vanno avanti da più di 30 anni.

Un po’ come la lunga storia delle misure pensionistiche nel nostro Paese e le sue variazioni. “Stranger Pensions” potrebbe diventare, in effetti, una delle migliori serie Netflix se qualche produttore decidesse di girarla. Soprattutto per i colpi di scena, l’INPS nel ruolo del Dermogorgone e il sentimento di paura e smarrimento in grado di suscitare negli utenti.

Il nuovo capitolo pensioni, infatti, approda in Parlamento per essere inserito nella Legge di bilancio. Il governo Meloni ha tracciato le linee guida della riforma del sistema previdenziale per il 2023 in attesa di una più ampia riforma.

Fra le novità più importanti c’è Quota 103, che prenderà il posto di Quota 102 in scadenza, la proroga di Opzione Donna con alcune modifiche e di Ape Sociale così com’è. Tutte misure che avranno la durata di 12 mesi. In arrivo anche l’introduzione di nuove fasce per la rivalutazione delle pensioni. Indicazioni provvisorie, passibili di modifiche non sostanziali durante l’iter parlamentare. Vediamole.

In pensione con Quota 103

Quota 103 – secondo i tecnici che avevano studiato la riforma pensioni già lo scorso anno – rappresenterebbe il gradino successivo a Quota 102 per superare lo scalone Fornero. Si opterà molto probabilmente per una combinazione rigida di requisiti che prevede l’uscita con almeno 41 anni di contributi e 62 di età.

In aggiunta c’è il limite di importo pensione a 4 volte il trattamento minimo che preclude l’uscita a chi riceverebbe trattamenti medio-alti. Un vincolo che potrebbe essere modificato in fase di discussione parlamentare, anche perché così facendo non saranno in molti a poter fruire di Quota 103. 48.000 lavoratori secondo le stime governative, meno della metà secondo i sindacati.

Opzione Donna fino al 2023 ma con restrizioni

Anche Opzione Donna arriva in Parlamento per la discussione finale nell’ambito della legge di bilancio.

Il governo Meloni ha deciso di prorogare la deroga pensionistica riservata alle lavoratrici proponendo alcune modifiche.

In senso restrittivo naturalmente. E cioè con l’innalzamento dell’età pensionabile di due anni e l’introduzione di alcuni paletti che renderebbero Opzione Donna fruibile da poche lavoratrici rispetto al passato. La misura prevede che il requisito contributivo rimanga invariato a 35 anni.

In sostanza, se non interverranno modifiche a livello parlamentare, dal 2023 tutte le lavoratrici potranno andare in pensione a partire da 60 anni di età. Il requisito anagrafico previsto per Opzione Donna resterà fermo a 58 anni solo per coloro che hanno figli. Secondo quanto proposto dal governo, la soglia anagrafica sarà però variabile in base al numero dei figli:

  • 58 anni per le lavoratrici con almeno 2 figli;
  • 59 anni per le lavoratrici con almeno 1 figlio;
  • 60 anni per le lavoratrici senza figli.

Uno sconto già previsto per altre forme di pensionamento, come Ape Sociale o la pensione di vecchiaia. Inoltre potranno andare in pensione con Opzione Donna solo le lavoratrici appartenenti a tre categorie sociali:

  • essere caregiver, ovvero chi assiste un coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap,
  • avere una invalidità uguale o superiore al 74%,
  • essere stata licenziata o lavorare per un’impresa per la quale è attivo un tavolo di crisi.

Altri 12 mesi per Ape Sociale

La novità, rispetto al precedente rinnovo di Ape Sociale operato lo scorso anno dal governo Draghi, riguarda i beneficiari. Non saranno introdotte nuove categorie di lavoratori gravosi, come invece auspicato dai sindacati.

Anche qui, però, il Parlamento potrebbe decidere in ultima istanza di allargare la platea degli aventi diritto, soprattutto fra coloro che svolgono mestieri gravosi. Una lista completa era già stata stilata dal governo Draghi lo scorso anno, ma utilizzata solo in minima parte.

Ricordiamo che per accedere all’anticipo pensionistico di Ape Sociale è necessario aver raggiunto i 63 anni di età e avere alle spalle almeno 30 anni di contributi. Lo scivolo verso la pensione ordinaria è riservato a particolari categorie di lavoratori e l’importo è calcolato in base all’ammontare del futuro trattamento pensionistico di vecchiaia.

Come saranno rivalutate le pensioni dal 2023

In arrivo anche nuove fasce di rivalutazione delle pensioni per il biennio 2023-2024. Come anticipato da InvestireOggi.it lo scorso mese di ottobre, il governo aveva allo studio una riforma della perequazione automatica da tempo per non incorrere in spese eccessive con l’esplosione dell’inflazione.

Dal prossimo anno le pensioni saranno quindi rivalutate del 7,3%, ma solo fino a un certo importo. Con l’innalzamento del livello di rendita, la percentuale scende in base a sei nuove fasce che il governo ha proposto nella legge di bilancio. In base al nuovo schema ministeriale, dal 2023 si dovrebbe partire da sei fasce di rivalutazione così preconfezionate:

  • 100% fino a 4 volte il trattamento minimo
  • 80% da 4 a 5 volte il trattamento minimo
  • 55% da 5 a 6 volte il trattamento minimo
  • 50% da 6 a 8 volte il trattamento minimo
  • 40% da 8 a 10 volte il trattamento minimo
  • 35% oltre le 10 volte il trattamento minimo

Le risorse risparmiate in questo modo (circa 2,5 miliardi) saranno redistribuite pe rinnalzare l’importo del trattamento minimo di pensione che passerà nel 2023 da 525 a 570 euro circa. Un innalzamento del 8,5% circa su tutti gli assegni più bassi