Per le donne, andare in pensione anticipata a 63 anni con figli comporta sempre un taglio dell’assegno. Rispetto a chi esce con i requisiti anagrafici della vecchiaia, a parità di contributi versati, la differenza può raggiungere anche percentuali importanti. Tutto dipende, infatti, dalla valutazione del montante contributivo all’età della pensione, ma anche dal sistema di calcolo applicato per la liquidazione della rendita.

Sul calcolo della pensione incidono infatti diversi fattori che determinano l’importo dell’assegno. In rete si possono trovare diversi programmi in grado di simulare la cifra che si prenderà in futuro.

Così come esiste il simulatore ufficiale dell’Inps chiamato “pensami” al quali si accede senza alcuna registrazione. Il conteggio è approssimativo, ma il risultato poco si discosta dall’importo futuro della pensione.

In pensione a 63 anni con figli, quanto spetta

Ma torniamo alle uscite anticipate. Il nostro ordinamento previdenziale prevede che si possa ottenere la pensione prima del raggiungimento dei 67 anni di età a partire dal compimento dei 64 anni. Questo in linea di massima. Se però, il beneficiario è una donna con figli, lo sconto può arrivare a 12 mesi sul requisito anagrafico, quindi 66 anni per la vecchiaia e 63 anni per l’anticipata.

In questo secondo caso vale la pena ricordare che lo sconto è di 4 mesi per ogni figlio con un massimo di 12 mesi. Pertanto solo chi ha almeno 3 figli può beneficare di una riduzione del requisito contributivo di un anno. Il che porta comunque a ottenere una pensione più bassa rispetto a chi non ha figli e deve attendere il compimento dei 64 anni di età.

Come detto, minore è l’età anagrafica, minore sarà anche l’importo della rendita. Questo perché sul montante contributivo è applicato un coefficiente di trasformazione inferiore che ne determina la penalizzazione, se così si può dire. In ogni caso, sarebbe già una fortuna poter arrivare a esercitare il diritto all’età di 64 anni.

Uscita anticipata a 64 anni, requisiti

Va infatti ricordato che questa possibilità è riservata esclusivamente ai lavoratori in regime contributivo, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996. Come previsto dalla riforma Dini di quel tempo, servono almeno 20 anni di contributi, oltre all’età, ma soprattutto bisogna aver maturato una rendita non inferiore a un certo importo. Il che pone delle forti restrizioni.

Per avere diritto a questo tipo di pensione anticipata bisogna aver maturato una rendita pari ad almeno 3 volte l’importo dell’assegno sociale (1.603 euro al mese). Una cifra elevata se si considera che la maggior parte dei lavoratori esce oggi con pensioni più basse proprio in virtù della graduale entrata a regime del sistema di calcolo contributivo.

Per le donne, a differenza degli uomini, tale soglia limite si abbassa, però, in funzione dei figli. Con un figlio si scende a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale, mentre con due o più figli, tale limite scende a 2,6. Quindi è meno difficile raggiungere la soglia limite che consente di ottenere la pensione anticipata contributiva.

In ogni caso, va da sé che pochissime donne possono permettersi di andare in pensione a 64 anni. Men che meno a 63, con una anno di ulteriore anticipo. A titolo di esempio, oggi per riuscire ad andare in pensione a questa età bisognerebbe avere alle spalle un montante contributivo di almeno 350.000 euro. Una cifra molto alta che si può ottenere solo con una retribuzione media in carriere molto elevata. E che per le donne è ancor più difficile da ottenere rispetto agli uomini.

Riassumendo…

  • Per andare in pensione anticipata a 63 anni con figli è necessario ricadere nel sistema contributivo.
  • Le donne possono beneficiare di uno sconto, ma devono essere rispettati altri paletti (requisiti).
  • Per uscire con la pensione anticipata contributiva serve un montante molto elevato.