“Nella mia vita ho sempre avuto alcuni punti fissi. Certezze diciamo. Che non avrei mai imparato a nuotare, non sarei mai stata capace di fare bene benzina nell’automatico, che non mi sarebbe mai riuscito bene il risotto“, ha affermato Luciana Littizzetto. Nessuno di noi, d’altronde, può fare tutto nella vita. Ci sono delle cose che non riusciamo o che non vogliamo assolutamente fare. Altre, invece, non possono essere in alcun caso rimandate, perché necessarie per lo svolgimento delle varie operazioni quotidiane.

Lo sanno bene i tanti automobilisti che puntualmente devono fare rifornimento di carburante. Un gesto di per sé semplice, che desta però ogni volta preoccupazione. Questo a causa del preoccupante aumento dei prezzi che continua a pesare sulle tasche delle famiglie italiane. Ma quanto paghiamo davvero di benzina? Ebbene, la risposta potrebbe non piacervi.

Quanto paghiamo (veramente) di benzina: la risposta che genera rabbia

Stando agli ultimi dati, sembra che il nostro Paese sia al terzo posto in Europa per il caro gasolio. Il governo sta studiando come pagare il bonus carburante per far fronte a quella che è diventata per molti una vera e propria emergenza. Al netto delle tasse, però, l’Italia sarebbe tra i più economici. Questo avviene perché le tasse hanno un’incidenza sul prezzo finale pari al 56%. A tal proposito è bene ricordare che il prezzo finale del carburante che paghiamo al distributore è composto da tre componenti, ovvero il prezzo industriale, l’Iva e le accise. La prima voce consiste nell’importo a cui il rivenditore ha deciso di immettere il carburante sul mercato per coprire i costi sostenuti e ottenere un margine di guadagno.

Come si calcola l’IVA sulla benzina

L’Imposta sul Valore Aggiunto, o Iva, viene calcolata in percentuale sul prezzo industriale del carburante più le accise. Quest’ultime sono delle imposte indirette che vengono applicate sul carburante e si aggiungono all’Iva, aumentando così il peso economico a carico degli automobilisti italiani.

I soldi delle accise contribuiscono ad aumentare le entrate statali. Ma non solo, possono essere utilizzati anche per influenzare il comportamento degli automobilisti, spingendo quest’ultimi ad utilizzare carburanti meno inquinanti. Proprio per questo motivo, in effetti, l’accisa su metano e GPL è più bassa di quella applicata su diesel e benzina. Ma a conti fatti quanto incide davvero l’accisa sul costo finale?

Nel 1995, si ricorda, vi è stato un riordino complessivo per cui l’accisa sul carburante viene indicata come la somma delle singole accise introdotte fino a quel momento. Ebbene, le accise non vengono calcolate in percentuale. Bensì si presentano come tasse dall’importo fisso in euro, applicate sull’unità di carburante venduto. Entrando nei dettagli, ad oggi le accise su un litro di benzina sono pari a 0,7284 euro, mentre su un litro di gasolio sono pari a 0,6174 euro. Tale valore scende a 0,13872 euro per il gas, mentre per il metano si attesta a 0,0049 euro. Per restare aggiornati, comunque, si consiglia di consultare il sito del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica dove vengono pubblicati i prezzi medi mensili dei carburanti e combustibili, al netto di Iva e accise.

Perché paghiamo le accise

Le accise contribuiscono ad alimentare il bilancio pubblico. Basti pensare che lo Stato ha incassato grazie ad esse ben 31,6 miliardi di euro soltanto nel 2022. Grazie a questi soldi è possibile finanziare diversi interventi, come quelli per la tutela ambientale, la sicurezza stradale e garantire un sostegno alle imprese. Entrando nei dettagli, come si legge sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze:

“l’accisa costituisce per lo Stato un importante strumento finanziario che può essere efficacemente utilizzato anche per finalità extra-fiscali o nell’ambito più ampio delle manovre finanziarie, poiché piccole variazioni delle aliquote di accisa garantiscono allo Stato un nuovo e maggiore gettito in tempi alquanto ridotti. Come accaduto per le imposte di fabbricazione, infatti (eccetto alcuni casi di riduzione delle relative aliquote stabiliti dal legislatore italiano), anche le aliquote di accisa sui carburanti hanno subito nel tempo alcuni aumenti finalizzati a reperire urgentemente nuove entrate tributarie per fronteggiare eventi improvvisi, come la missione UNMIBH in Bosnia Erzegovina nel 1996, o per finanziare interventi strutturali dello Stato, come ad esempio il rinnovo dei contratti di lavoro per il trasporto pubblico locale o la manutenzione e la conservazione dei beni culturali nazionali.”