L’accesso alla pensione è una possibilità garantita dal sistema previdenziale italiano per tutti quei lavoratori che, nel corso della propria vita lavorativa, abbiano fornito una contribuzione tale da assicurarsi un importo tale da mantenere più o meno lo stesso tenore di vita.

In pratica, però, non per tutti i lavoratori il percorso è lineare. Né quello professionale né tantomeno quello previdenziale. Ecco perché, tema portante di qualsiasi discussione sull’argomento pensioni, poggia sul presupposto di voler fornire ai contribuenti uno strumento realmente in grado di equiparare sia i trascorsi lavorativi che il trattamento previdenziale riconosciuto.

Una procedura che, come ampiamente dimostrato dalla difficoltà di imbastire una nuova reale riforma del quadro pensioni, è tutt’altro che semplice. Anzi, per i lavoratori più giovani, o comunque attorno ai trent’anni, l’obiettivo pensione potrebbe essere ben più complesso da raggiungere rispetto ai “colleghi” della generazione precedente. Questo perché gli effetti della crisi piombata sull’Europa alla fine del primo decennio degli anni Duemila, ha di fatto investito in pieno proprio i rappresentanti della generazione nata tra gli ultimi anni Ottanta e i primi Novanta.

È chiaro che le variabili in ballo siano parecchie. Ogni lavoratore ha la propria storia professionale e, magari, più fortuna di altri nel trovare più rapidamente una stabilità sul piano contributivo. Quel che è certo è la concreta difficoltà, per i giovani, di riuscire ad assicurarsi una sostanziale continuità aziendale o dei trattamenti contrattuali che abbiano più o meno le stesse condizioni anche in caso di passaggio ad altre società. Per questo, accanto ai versamenti ordinari, molti contribuenti hanno iniziato da tempo a produrre rendite distinte, versando personalmente delle somme come riserva pensionistica per il futuro. In questo senso, buone garanzie sono state date dagli istituti di credito, con la predisposizione di “salvadanai” di risparmio basati su una contribuzione volontaria.

Risparmio in ottica pensione: quali sono gli strumenti migliori

Tendenzialmente, i contribuenti applicano la logica del risparmio su una prospettiva futura.

Anche perché, come detto, il solo sistema politico non ha garantito, fin qui, la sicurezza necessaria affinché, raggiunta la pensione, il trattamento ottenuto fosse effettivamente corrispondente a quanto lavorato. Qualche beneficio è stato pensato per coloro che hanno iniziato a lavorare in età molto giovane, oppure per chi ha svolto mansioni usuranti. In questi casi, possono venire in aiuto gli strumenti di anticipo, al fine di optare per uno scivolo pensionistico utile per arrivare alla pensione di vecchiaia con una storia previdenziale già avviata da qualche anno. Tuttavia, proprio nell’ottica di un possibile assegno inferiore alle previsioni, disporre di un fondo personale dal quale attingere è interpretata da molti come una mossa saggia. Tutto sta nel capire a chi affidarsi e, soprattutto, quale sia la somma più adatta da accantonare mese per mese.

La pensione integrativa

Questo, in realtà, dipende molto dalla situazione personale e dallo stipendio percepito. Nella maggior parte dei casi, infatti, tali salvadanai sono collegati direttamente al proprio conto corrente, con importo accantonato su base mensile e con cifre costanti. Ad esempio, al pari di altri istituti di credito, Poste Italiane mette a disposizione dei proprio clienti la cosiddetta Poste Vita. Si tratta di una pensione integrativa accessibile anche a contribuenti molto giovani. Versamenti che, peraltro, risulterebbero finalizzati esclusivamente all’integrazione previdenziale, non figurando come somme di contribuzione al reddito familiare. La previdenza complementare, peraltro, permette di ottenere deduzioni fiscali, in quanto un fondo integrativo sarebbe contestualizzato come un processo di capitalizzazione.

Il fondo pensione

Interessante anche l’alternativa del fondo pensione messo a disposizione da un apposito piano aziendale. In questo modo, le aziende stesse offrono dei contributi corrispondenti. Che sono versati poi su un conto individuale dell’aderente con l’aggiunta dei rendimenti maturati nel corso degli anni.

Per molti lavoratori, il fondo pensione risulta di fatto un’alternativa al Tfr. Chiaramente, gli investimenti aggiuntivi dovranno essere ragionati sulla base di somme in grado di garantire effettivamente una rendita utile. In questo senso, affidarsi a un consulente potrebbe essere una buona soluzione. Ogni somma investita, a prescindere dal periodo, dovrà tenere conto del tasso di inflazione vigente nel momento in cui si procede. Questo al fine di mantenere inalterato il proprio potere d’acquisto, anche a costo di aggiungere ulteriori somme.

Riassumendo…

  • Nell’ottica di una pensione più difficile da raggiungere, ragionare su delle alternative può essere utile;
  • la pensione integrativa garantisce deduzioni fiscali, in quanto il fondo integrativo sarà ragionato su un processo di capitalizzazione;
  • il fondo pensione permette di ottenere una rendita a fronte di investimenti mirati paralleli.