La grande incertezza sul futuro del piano previdenziale italiano non aiuta a districarsi agevolmente nel sistema pensionistico. Anche e soprattutto nell’ottica della pensione di vecchiaia.

Il necessario incastro tra il requisito contributivo e quello anagrafico, negli anni, ha scoperto il fianco del meccanismo nella sua interezza al problema della multiformità del tessuto occupazionale. In sostanza, i requisiti validi per alcuni lavoratori, non sono evidentemente buoni per altri. Anche per questo si è cercato di diversificare le possibilità di accesso alla pensione, imbastendo misure ad hoc per i lavoratori precoci e per coloro che svolgono mansioni considerate gravose, il cui elenco è stato notevolmente ampliato rispetto alla prima versione.

Le ultime legislature hanno tentato man mano di effettuare il fatidico passaggio al di là dei meccanismi previsti dall’ultima vera legge diramata in merito, quella dell’allora ministro del Lavoro Elsa Fornero, durante il governo tecnico guidato da Mario Monti.

Un’impresa che si è dimostrata ben più ardua del previsto, tanto che persino il tentativo di Quota 100, dopo due anni di rodaggio, si è risolto in un nulla di fatto. Poco meglio è andata con le misure migliorative, Quota 102 e 103, con quest’ultima che ha perlomeno consentito a un numero maggiore di lavoratori di beneficiare dello scivolo pensionistico e assicurarsi il proprio trattamento previdenziale per tempo, pur con qualche discrepanza tra gli importi maturati e quelli effettivamente percepiti.

Per coloro non in grado di beneficiare delle forme di anticipo, i requisiti sono rimasti sostanzialmente invariati. Si va in pensione a 67 anni di età anagrafica e almeno 20 di contribuzione versata. SI tratta di un meccanismo generalizzato, ossia rivolto a tutti i lavoratori, dipendenti e autonomi, purché iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria AGO, alla Gestione separata o ai fondi pensione esclusivi.

Pensione di vecchiaia nel 2023: requisiti e modalità di accesso

Come detto, al momento, il meccanismo pensioni prevede l’accesso al trattamento previdenziale di vecchiaia a 67 anni di età.

Con piccole variazioni all’insorgere di determinate condizioni. Ad esempio, per i lavoratori gravosi non in linea con i requisiti contributivi per l’anticipo, la pensione scatterà a 66 anni e 7 mesi. Inoltre, per chi figura come rientrante nelle disposizioni della riforma Amato, potrebbero essere sufficienti addirittura 15 anni di contribuzione, con requisito anagrafico invariato. Al compimento dei 71 anni, il requisito contributivo scenderà drasticamente: basteranno 5 anni, interamente configurati nel regime contributivo.

Per coloro che, invece, rientrano nel sistema misto, le cose sono diverse. Al momento della richiesta della pensione l’importo dell’assegno dovrà essere superiore di almeno 1,5 volte quello dell’assegno sociale.

Detto questo, per chi volesse conoscere gli step che ancora mancano al traguardo della pensione di vecchiaia, il sistema previdenziale mette a disposizione la possibilità di richiedere un estratto conto indicativo al proprio ente di riferimento. Si tratta di un documento meramente indicativo. Quindi basato sulle condizioni generali piuttosto che su quelle specifiche, ma comunque utile per definire a grandi linee gli anni mancanti. O la necessità di maturare ulteriori requisiti che non siano quelli anagrafici.

ulla base di tali indicazioni, il lavoratore potrà calcolare più o meno precisamente la data in cui sarà possibile accedere alla pensione. E, in caso, procedere alla raccolta della documentazione necessaria per l’inoltro telematico della domanda. Al momento, il trattamento di vecchiaia si attesta sui 1.300 euro lordi a mese (in media).

Riassumendo…

  • I requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia si attestano a 67 anni di età anagrafica e 20 di contribuzione versata;
  • l’importo medio calcolato dall’Osservatorio Inps è pari a 1.300 euro lordi al mese;
  • a seconda delle condizioni del lavoratore (mansioni gravose o superamento dell’età minima), i requisiti possono variare sia sul piano anagrafico che contributivo.