Andare in pensione è sempre un enigma e non tutti i lavoratori conoscono bene le regole. Soprattutto se si tratta scovare le strade per uscire in anticipo dal lavoro senza dover aspettare per forza i 67 anni di età o raggiungere la soglia dei 41-42 anni e 10 mesi di contributi versati indipendentemente dall’età anagrafica.

Parliamo nello specifico di chi ha da poco scavallato la soglia dei 60 anni e si sente quindi ancora relativamente giovane. I requisiti contributivi per andare in pensione sono svariati e dipende dal tipo di trattamento pensionistico a cui si può accedere di diritto.

Da Opzione Donna ai lavoratori usuranti, vi sono ancora diverse possibilità per lasciare il lavoro dipendente o autonomo.

Le pensioni anticipate per il 2023

La legge di bilancio, benchè abbia introdotto alcune novità non ha stravolto l’assetto pensionistico italiano. Per i militari e gli appartenenti alle forze di polizia e sicurezza non è cambiato nulla. Il diritto alla pensione scatta al raggiungimento dell’età ordinamentale (dai 60 anni in su). Restano sempre possibili le uscite anticipate a 58 anni con 35 di contributi (pensioni di anzianità).

Così come per Ape Sociale il cui anticipo pensionistico a 63 anni di età. In questo caso i contributi richiesti variano a seconda della categoria dei lavoratori che ne fanno richiesta. Per i gravosi, ad esempio, servono 36 anni di contributi, ad eccezione di edili e ceramisti per i quali ne bastano 32. Per tutti gli altri, dai caregiver agli invalidi con almeno il 74% di invalidità civile riconosciuta, servono 30 anni di contributi. In tutti i casi, se si tratta di donne, è previsto uno sconto fino a 2 anni di contributi in presenza di uno o più figli.

Per le lavoratrici, infine, è sempre possibile da quest’anno accedere alla pensione anticipata prevista da Opzione Donna. La legge di bilancio ha modificato l’età anagrafica che passa da 58 anni (59 per le autonome) a 60 anni introducendo però la possibilità di uno sconto fino a 2 anni di età in presenza di figli.

Per quanto riguarda i contributi, ne bastano 35. E’ inoltre necessario dal 2023 rientrare in una delle condizioni sociali previste dalla legge. E ciò essere caregiver, licenziate o invalide al 74%.

Quanti contributi servono per Quota 103 e Quota 41

Laddove però pesa maggiormente il peso contributivo sono Quota 103 e Quota 41 per lavoratori precoci. Mentre per la prima opzione si tratta di una novità valida fino a fine anno, la seconda non ha subito cambiamenti con la manovra finanziaria 2023. Vediamo in dettaglio.

Quota 103 prevede il diritto alla pensione anticipata a 62 anni di età con almeno 41 anni di contributi versati. La combinazione di questi due fattori dà diritto all’uscita dal lavoro in anticipo, ma è del tutto evidente che il numero di anni lavorati è tale da rendere difficile raggiungere i requisiti.

A ciò si deve aggiungere il fatto che sono previste limitazioni nel pagamento della pensione. La normativa prevede infatti che chi accede a Quota 103 non possa percepire un assegno superiore a 5 volte il trattamento minimo di pensione (2.818 euro al mese) fino alla maturazione dei requisiti anagrafici per il trattamento di vecchiaia che ora e a 67 anni.

Per quest’anno, infine, resta sempre valida Quota 41 per i lavoratori precoci, cioè per coloro che hanno iniziato a lavorare da giovanissimi. Il requisiti contributivo indispensabile è quelli di aver versato, anche in forma volontaria 41 anni di contributi. L’età non conta. Ma non vasta: almeno 12 mesi di contribuzione devono ricadere prima del compimento dei 19 anni di età. In assenza non si ha diritto a questa forma di uscita anticipata.

Riassumendo…

  • Per andare in pensione da “giovani” servono almeno 30 anni di contributi.
  • Per Opzione Donna bastano 35 anni di contributi, così come ai militari.
  • Quota 103 richiede almeno 41 anni di contributi per uscire a 62 anni di età
  • Anche ai precoci servono 41 anni di contributi, ma senza il vincolo dell’età anagrafica.