Dalla riduzione progressiva alla cancellazione vera e propria. Sarà un passaggio graduale ma, per molte famiglie, il momento di dare l’addio al Reddito di Cittadinanza è già arrivato, e pure in modo tranchant.

Gli sms di revoca sono già partiti numerosi. Senza riguardare, tuttavia, quei nuclei familiari la cui necessità sia realmente effettiva. Magari per la presenza di minori a carico o di disabili nello stato di famiglia. Tuttavia, l’obiettivo del Governo Meloni è stato chiaro fin dall’inizio: sostituire il Reddito di Cittadinanza con altre misure di inclusione.

A cominciare dal Supporto per la formazione. Strumenti che, se ben utilizzati, potrebbero non fare rimpiangere il meccanismo di sostegno diretto al reddito allora fortemente voluto dal Movimento Cinque stelle. Già il Governo Draghi, infatti, aveva iniziato a limare le modalità di accesso e mantenimento del RdC. Soprattutto in virtù del complessivo fallimento della politica del filo diretto con i Centri per l’impiego. In sostanza, in circostanze sempre più frequenti, la misura aveva perso la finalità per la quale era stata pensata. Ossia fare da passaggio tra la disoccupazione e un nuovo impiego.

Per questo il nuovo esecutivo ha puntato fin da subito alla sostituzione di un sostegno che, a conti fatti, correva il rischio di diventare quasi perpetuo, a fronte di un reale potenziamento dei meccanismi di reintegrazione lavorativa. Ad esempio, attraverso degli appositi progetti di formazione o garantendo importi con l’Assegno di inclusione laddove vi sia effettiva impossibilità di essere reintegrati nel tessuto occupazionale. In alcune circostanze specifiche, in sostanza, sia per le misure in sé che per la possibilità più concreta di tornare al lavoro, il guadagno potrebbe essere addirittura più cospicuo rispetto al Reddito di Cittadinanza. Certo, a patto che tutti i meccanismi funzionino come auspicato.

Reddito di Cittadinanza, misure alternative: perché potrebbe non essere una remissione

Un dettaglio importante riguarda l’attribuzione stessa dei supporti, come quello per la Formazione e il lavoro.

Questo (al via dall’1 settembre), infatti, non sarà riconosciuto al nucleo familiare, come avviene per il RdC, ma direttamente al componente che andrà a utilizzarlo. Questo significa che, nel caso ve ne fosse più di uno potenzialmente interessato all’interno dello stesso nucleo, gli importi andrebbero a cumularsi. Inoltre, il supporto potrà essere cumulato, a sua volta, con l’Assegno di inclusione, che sarà pagato peraltro per intero.

In sostanza, tre buone ragioni per cercare quantomeno di capire meglio i margini del passaggio di consegne tra una misura di sostegno diretta esclusivamente al reddito familiare (e su questo calcolata) e degli strumenti volti nel concreto al bilanciamento tra sussistenza e reinserimento lavorativo. Nello specifico, il Supporto per la formazione e il lavoro viene destinato nella misura di 350 euro mensili per 12 mensilità al massimo a chi ha un Isee inferiore ai 6 mila euro. Si tratta di un sostegno valido esclusivamente per coloro che prenderanno parte ad attività di formazione e orientamento.

Il cumulo tra Supporto e Assegno

Il sostegno sarà riconosciuto per un anno, con un importo fisso e con la possibilità di essere percepito da più persone all’interno di una stessa famiglia. Questo significa che, qualora in un nucleo familiare vi fossero tre percettori, l’importo salirebbe a 1.050 euro complessivi, del tutto distaccati dal reddito. Una cifra comunque più elevata rispetto al Reddito di Cittadinanza visto che, per tre componenti, la cifra si sarebbe attestata a un massimo di 900 euro, con qualche variabile che avrebbe ampliato di poco l’importo complessivo. La somma più elevata, però, sarebbe accessibile solo con un Isee pari a zero.

Inoltre, il fattore della cumulabilità tra Supporto e Assegno di inclusione fa pendere la bilancia dalla parte dei nuovi sostegni.

A partire dal 2024, su un Isee pari o inferiore a 9.360 euro si andrà a percepire un importo che non terrà conto del componente occupabile. Il quale, peraltro, potrà fare richiesta del Supporto per la formazione, aggiungendo al cumulo altri 350 euro mensili per un anno.

Riassumendo

  • L’addio al Reddito di Cittadinanza non per forza sarà una remissione per i cittadini in difficoltà;
  • il Supporto per la formazione e il lavoro sarà cumulabile, a partire dal 2024, con l’Assegno di inclusione;
  • con l’Assegno di inclusione cade il criterio del componente occupabile.