La riforma pensioni è sempre più un rebus e adesso, con l’apertura della crisi di governo, tutto sembra più complicato. Non fosse che già le trattative coi sindacati si erano arenate e in agenda il tema era stato spostato a causa di altre priorità.

Nell’incertezza che avvolge la riforma pensioni, i lavoratori sono sempre più in cerca di soluzioni alternative alle regole Fornero. Cioè uscita a 67 anni di età o con 41-42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica.

Le pensioni anticipate in scadenza

Fra le possibilità che restano da sfruttare da qui a fine anno per andare in pensione prima ci sono:

  • Opzione Donna
  • Ape Sociale
  • Precoci
  • Quota 102

Fra queste, l’anticipo pensionistico di Ape Sociale è rivolto da quest’anno anche a una più vasta platea di lavoratori gravosi per i quali la legge di bilancio ha esteso l’applicazione dell’anticipo pensionistico.

Opzione Donna permette alla lavoratrici di andare in pensione a 58-59 anni con 35 anni di contributi versati. Soluzione riservata solo al gentil sesso e comunque penalizzante per il calcolo della pensione.

Quota 102, invece, prevede il pensionamento anticipato a 64 anni con almeno 38 di contributi. La misura scade il 31 dicembre 2022. Così come Quota 41 riservata ai lavoratori precoci.

I dubbi fra riforma e proroghe

Tutte queste deroghe ai requisiti previsti per le pensioni ordinarie dovrebbero essere riconfermate nel 2023. Ad eccezione di Quota 102 che è stata istituita quest’anno per ammorbidire lo scalone con la fine di Quota 100.

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando, in occasione della presentazione del rapporto annuale 2021 dell’Inps, ha fatto sapere che farà di tutto per prorogare le misure già attive. Non solo, si sta lavorando anche a un ulteriore allargamenti di Ape Sociale ai lavoratori usuranti.

Nel frattempo resta ancora in piedi la possibilità di implementare la proposta del presidente dell’Inps Pasquale Tridico per una pensione flessibile a partire da 63-64 anni.

In pratica, un sistema di pensionamento che anticipi l’uscita dal lavoro di 3-4 anni a patto che la rendita sia liquidata in due tranches.

La prima con il solo sistema contributivo per il montante maturato dal 1996 in poi al momento della domanda di pensione. La seconda, invece, con il sistema retributivo al raggiungimento dei 67 anni di età.