Con il principio di cassa autonomi e professionisti hanno ottenuto una grande vittoria fiscale: le entrate vengono soggette a tassazione solo quando effettivamente accreditate. Non esiste quindi una sorta di presunzione di guadagno all’emissione della fattura.

Reddito per cassa o competenza: trappola per le imprese minori?

Questo principio quindi ha senza dubbio favorito le imprese minori dalla sua estensione ma ha anche aperto una serie di problematiche legate all’individuazione temporale esatta del momento in cui il compenso può essere considerato incassato o la spesa sostenuta.

In altre parole bisogna essere in grado di calcolare quando il movimento finanziario può considerarsi concluso e questo dipende anche dal metodo di pagamento scelto.

Saldo fatture: come il metodo di pagamento incide sul principio di cassa

  • Pagamento fatture in contanti: è sicuramente il caso meno frequente. Sappiamo che i pagamenti in contanti sopra i tre mila euro sono vietati dall’art. 49, D.Lgs. n. 231/2007 (normativa antiriciclaggio). Peraltro le agevolazioni fiscali previste dal D.Lgs. n. 127/2015 impongono la tracciabilità delle operazioni finanziarie in entrata e in uscita col l’unica eccezione degli importi fino a 50 euro. I pagamenti tramite contanti si considerano incassati nel momento in cui il denaro entra nella disponibilità del professionista;
  • Pagamento fatture con assegno: per quelli bancari, e per analogia per quelli circolari, non rileva la data in cui l’imprenditore ha versato materialmente la somma sul conto;
  • Pagamento fatture con bonifico: rileva quella che, nell’estratto conto, figura come data di saldo disponibile, che si riferisce al giorno a partire dal quale la somma di denaro accreditata può essere a tutti gli effetti utilizzata. Stesso principio si segue anche in caso di pagamento fatture con carta di credito.

Leggi anche:

Pagamento fatture in ritardo, cosa fare