Lavorare senza partita IVA in Italia è possibile. Lo è grazie alle c.d. prestazioni occasionali, ossia quella particolare forma di contratto che non prevede alcun vincolo di subordinazione ma che richiede, in ogni caso, il rispetto di vincoli reddituali.

A prevedere questa chance è il comma 54 bis decreto legge n. 50 del 2017, su cui è intervenuto con delle modifiche la manovra di bilancio 2023.

Per capire la portata del nuovo bisogna però richiamare cosa stabiliva il citato comma 54 prima della manovra. In particolare, la norma stabiliva che per prestazioni occasionali si intendono le attività lavorative che danno luogo, nel corso di un anno civile:

  • per ciascun prestatore, con riferimento alla totalità degli utilizzatori, a compensi di importo complessivamente non superiore a 5.000 euro;
  • per ciascun utilizzatore, con riferimento alla totalità dei prestatori, a compensi di importo complessivamente non superiore a 5.000 euro;
  • per le prestazioni complessivamente rese da ogni prestatore in favore del medesimo utilizzatore, a compensi di importo non superiore a 2.500 euro.

La legge di bilancio 2023, interviene, sul secondo punto, quindi dal lato dell’azienda committente che intende avvalersi della prestazione occasionale.

In dettaglio, si innalza a 10.000 euro il limite previsto, rispetto ai precedenti 5.000 euro. Non cambiano, invece, gli altri due limiti.

Prestazioni occasionali, come cambia dal 2023

Pertanto, dal 1° gennaio 2023, la norma stabilisce anche che ciascun utilizzatore (quindi, l’azienda che commissiona il lavoro al prestatore), può ricorrere alla prestazione occasionale nel limite massimo di 10.000 all’anno (non più 5.000 euro).

Tale importo deve riferirsi alla totalità dei compensi dati ai prestatori. Questo significa, che, il committente, in un anno, può chiamare a collaborare persone a cui erogare compenso come prestazione occasionale per un importo complessivo non superiore a 10.000 euro. Tale cifra è da intendersi come somma dei compensi erogati a tutti i collaboratori occasionali di cui si avvale.

Esempio

L’azienda Sciabola S.p.A., nel 2023, chiama a lavorare Francesco a cui offre un contratto di prestazione occasionale di euro 3.000 euro.

Nello stesso anno, l’azienda chiama anche Antonio a prestazione occasionale il quale chiede come compenso 6.000 euro. In tal caso l’azienda Sciabola può fare contratto di prestazione occasionale ad entrambi, non superando complessivamente i 10.000 euro.

Altra novità sulle prestazioni occasionali nella legge di bilancio 2023 è la previsione secondo cui l’accesso a questa forma di contratto  è permesso ai committenti che hanno fino a 10 lavoratori subordinati a tempo indeterminato.

Proprio sulla base di tutto ciò, l’INPS, nel comunicato stampa del 2 gennaio 2023, ha fatto sapere di essere a lavoro per adeguare i propri sistemi informativi.