Se è vero che, dal 3 ottobre 2023, Poste ha riaperto con tanti paletti alla cessione del credito nel campo dei bonus edilizi è anche vero la cessione crediti Poste è senza rischi (o quasi). Ed è senza rischi sia per Poste stessa (cessionario) sia per il committente (cedente).

Numerosi sono i freni previsti e corposa anche la documentazione da presentare. Senza contare gli scrupolosi controlli che l’istituto farà prima di accettare la pratica e liquidare il dovuto.

Tanti palette e pochi rischi

Dopo la riapertura della cessione crediti a Poste, quest’ultima ha deciso di accettare solo prime cessioni.

Quindi, solo quelle provenienti dal committente che paga le spese e diventa titolare della detrazione fiscale.

Inoltre, chi cede deve essere una persona fisica e si accettano solo cessioni per importi NON superiori a 50.000 euro per ciascun cliente.

Altro paletto è che nell’operazione devono essere intervenute le seguenti due figure:

  • un intermediario fiscale riconosciuto dall’Agenzia delle Entrate1 per effettuare la trasmissione del “modulo di esercizio dell’opzione di cessione del credito d’imposta” (quindi, ad esempio, un commercialista, un consulente del lavoro, ecc.);
  • un asseveratore.

Ciò anche nei casi in cui la cessione del credito abbia ad oggetto casi in cui non servono l’asseverazione e il visto di conformità.

Cessione crediti a Poste, serve anche la dichiarazione di proporzionalità

Tra i numerosi documenti richiesti per la cessione crediti a Poste rientra anche una “Dichiarazione dell’asseveratore in merito all’effettivo svolgimento dei lavori ed alla congruenza degli stessi rispetto al valore dell’immobile, completa del timbro professionale”.

C’è una parte di questa dicitura che merita di essere analizzata. Ci riferiamo all’espressione “congruenza degli stessi rispetto al valore dell’immobile”.

Con questa precisazione Poste, crediamo, che intenda mettersi al riparo da eventuali successivi controlli e contestazioni da parte del fisco e degli altri organi competenti.

Ricordiamo, infatti, che dai chiarimenti sulla cessione del credito (Circolare Agenzia Entrate n. 23/2022) si evince che tra indici che possono far presumere la “falsità del credito” trova posto proprio la sproporzione tra l’ammontare dei crediti ceduti ed il valore dell’unità immobiliare.

In altre parole, se l’immobile vale, ad esempio, 150.000 euro e si fanno su di esso lavori per 300.000 euro con successiva cessione del credito 110%, c’è sintomo di aver gonfiato le fatture con il solo intento di maturare credito e monetizzarlo. Quindi, si rischiano controlli.

Riassumendo…

  • la cessione crediti a Poste è aperta di nuovo dal 3 ottobre 2023
  • si accettano solo prime cessioni provenienti da persone fisiche ed in cui siano intervenuti intermediario fiscale e asseveratore (anche laddove non servono)
  • corposa è la documentazione richiesta da Poste che rende l’operazione quasi del tutto priva di rischi
  • tra i documenti richiesti per mettersi al riparo c’è anche la dichiarazione dell’asseveratore in merito all’effettivo svolgimento dei lavori ed alla congruenza degli stessi rispetto al valore dell’immobile, completa del timbro professionale.