Buonasera ,

le scrivo dopo aver letto un articolo sulla vostra pagina investireoggi in merito ai rumori in condominio, oggi ho ricevuto una lettera da parte dell’amministratore dove veniamo richiamati di rumori molesti per il pianto dei bambini e conversazioni ad alto volume .

Se possibile volevo dei chiarimenti in merito.

Grazie

 

Prima di rispondere al lettore che ci ha scritto preoccupato per aver ricevuto la lettera dell’amministratore di condominio per il rumore notturno dovuto al figlio neonato che piange, riportiamo un recente caso che arriva da Palermo e che, facendo il giro del web, ha fatto discutere non poco.

A conferma che, la situazione di imbarazzo in cui si trova chi ci scrive, non è un caso isolato.

Se il figlio neonato piange di notte e il condominio diffida i genitori

A Palermo un amministratore di condominio ha inviato ben tre lettere di diffida ai genitori di una bimba di 22 mesi “accusata” di disturbare i vicini di casa con urla e pianti notturni continui. Anzi il vero destinatario delle missive è il proprietario di casa, visto che la coppia vive in affitto. Da un lato l’amministratore di condominio ha raccolto le lamentele, a suo dire disperate, degli altri proprietari di casa. Ha dunque invitato i genitori a trovare una soluzione anche se ammette di non sapere personalmente quale.

La madre, che ha già altri due figli adolescenti, ha raccontato la storia ai giornali non sapendo come comportarsi: “la vicenda va avanti dal periodo della quarantena per il Coronavirus. Da allora cerchiamo di non utilizzare in casa scarpe o ciabatte che possano fare rumore, utilizziamo le cuffie quando vediamo un film alla tv e sicuramente non mettiamo musica ad alto volume. Ci spiace per questa vicenda – spiega – ma la nostra piccola ha qualche difficoltà a prendere sonno e capita anche che si svegli la notte inizi a piangere. Proviamo continuamente a farla addormentare di nuovo ma purtroppo non abbiamo una bacchetta magica”.

Proprio su queste difficoltà a prendere sonno della neonata vertono le lamentale dei condomini, che non ritengono il pianto “normale” insinuando che superi la soglia di tollerabilità prevista dalla legge in materia. Dietro richiesta di questi ultimi, l’amministratore ha consigliato ai genitori di fare dei controlli pediatrici ma gli stessi hanno risposto di averli già fatto e la dottoressa avrebbe escluso qualsiasi spiegazione di tipo sanitario.

Alla terza lettera la coppia ha risposto tramite avvocato chiedendo in primis scusa per i disagi ma ribadendo di aver fatto e di fare tutto il possibile per limitare il pianto della bambina.

Pianto del neonato di notte: hanno ragione i genitori o i vicini di casa?

Il criterio normativo, dunque, richiede il non superamento di una certa soglia di tollerabilità.  Ma c’è da considerare un aspetto: nel caso di neonati che piangono, così come ad esempio dei cani che abbaiano in condominio (altro frequente motivo di discussione tra vicini di casa), a compiere l’azione molesta sono soggetti incapaci di intendere e di volere. Responsabili, di conseguenza, sarebbero i genitori (o nel secondo esempio i padroni dei cani). Ma concretamente che cosa possono fare?

Diciamo che, statisticamente, la fattispecie finisce in tribunale solo nei casi più gravi. E che, comunque, difficilmente un giudice “si accanirà” contro questi ultimi qualora dimostrino di fare tutto il possibile, loro malgrado, per ridurre il disagio.

Nel caso del neonato che piange di notte, esclusi problemi pediatrici, le uniche due soluzioni concretamente prospettabili, quando possibili, sono l’insonorizzazione delle pareti e del soffitto o lo spostamento della zona notte del piccolo se esiste un ambiente della casa meno a diretto contatto con i vicini.