“Premesso che non ho niente contro i bambini: vivo a Roma in un condominio con molti appartamenti. I miei vicini hanno avuto da poco un figlio che, per carità, come tutti i neonati, piange durante la notte. Il problema è che è un continuo urlare e la sua cameretta è proprio adiacente alla mia camera da letto. Le pareti divisorie sono sottilissime. Non c’è nulla che posso fare per tutelare il mio diritto al riposo? Capisco che non trovino il modo di farlo smettere (ho due figli anche io anche se ora sono grandi ed essendo divorziato non vivono con me) ma posso pretendere che distribuiscano diversamente le camere o che insonorizzino le pareti?”

La regola generale per i rumori in condominio richiama al limite della soglia di tollerabilità.

Senza dubbio però in questo caso, altro esempio è quello del cane che abbaia, parliamo di un soggetto che causa il rumore ma che non è capace di intendere e di volere. La responsabilità, quindi, ricade sui genitori. Ma come potrebbero questi impedire al neonato di piangere la notte? Probabilmente farebbe comodo anche a loro disporre di una bacchetta magica e poter dormire la notte. Va quindi fatto appello anche alla solidarietà tra vicini di casa.

Ciò non toglie che, con la massima comprensione possibile, a volte il problema può risultare davvero difficile da gestire. Nei casi più complessi si può finire in tribunale. Che cosa può suggerire l’amministratore di condominio (o che cosa può imporre il giudice in caso di sentenza?). Certo non di imporre al neonato di smettere di piangere. Tuttavia potrebbe essere chiesto proprio di intervenire per insonorizzare le pareti se appaiono troppo sottili, come spesso succede nei condomini delle grandi città. Prima di arrivare a questo, quando possibile, la soluzione più pratica potrebbe essere spostare la camera del bambino.