Il declino di un Paese si vede anche dal livello istruzione. Siamo un Paese pieno di cultura, ma abbiamo meno laureati rispetto al resto d’Europa e quei pochi che raggiungono l’ambito titolo tentano di scappare all’estero.

Di tutto questo ci si indigna da sempre senza riuscire a darsi una risposta esaustiva. Eppure una ragione di fondo c’è ed è preoccupante, nonostante l’Italia vanti la presenza di atenei di eccellenza.

Perché in Italia ci sono pochi laureati

Per comprendere il motivo per cui in Italia ci sono meno laureati rispetto ad altri Paesi europei bisogna inquadrare il problema nel contesto economico e sociale italiano.

Sostanzialmente in nostro Paese non offre grandi opportunità di impiego ai laureati. Non ce n’è bisogno e ce ne sono anche di troppo.

La nostra economia si regge su settori dove le lauree contano poco e non servono. Dal turismo al settore della ristorazione, ad esempio, le figure più ricercate non sono i laureati, ma gli animatori, i camerieri i cuochi.

I laureati occorrono per lo più nelle grandi aziende, nei settori della ricerca e sviluppo. E in Italia di grandi aziende ne sono restate poche. Il tessuto economico è caratterizzato più che altro da Pmi dove di laureati ne servono pochi.

Si salva un po’ la pubblica amministrazione dove la figura del laureato è tutelata dalla legge. I concorsi pubblici richiedono, per determinate qualifiche, il possesso della laurea. Ma i posti sono pochi rispetto all’offerta sul mercato. E molte posizioni sono spesso occupate da personale già in servizio che riescono a fare carriera anche senza laurea.

Stipendi troppo bassi

C’è poi la questione delle retribuzioni. In Italia i laureati sono pagati male, meno che all’estero. Un insegnate appena assunto in ruolo, ad esempio, guadagna meno di 1.300 euro netti al mese. In Francia 1.750, in Germania 2.000.

Un medico negli Stati Uniti guadagna cifre da 200.000 dollari in su. Per non parlare dei ricercatori e degli scienziati che da noi rischiano il precariato a vita.

Paradossalmente c’è poi il numero chiuso per accedere ai corsi universitari. Ci si lamenta che mancano laureati e poi si preclude la possibilità di studiare ai ragazzi? Un controsenso che mette ancor più in evidenza il malfunzionamento dell’istruzione. Sistema che però funziona bene quando si tratta di riscuotere tasse e rette.

Insomma, l’Italia non è un Paese per laureati. Inutile meravigliarsi. Finché il trattamento è questo, meglio fermarsi al diploma o emigrare. E i numeri lo confermano.