Come prevedibile, all’alba del 2022 la riforma pensioni non è ancora chiara. A fine anno scade Quota 100 e nessuno sa ancora cosa succedere dal 1 gennaio. Tutto in perfetto stile italiano, come sempre.

Una riforma pensioni che dovrebbe essere discussa e approvata dal Parlamento ad ampio raggio è stata buttata lì dal governo in mezzo alla legge di bilancio. Il che significa che al momento opportuno sarà chiesta la fiducia su tutto il pacchetto di riforme. Della serie: prendere o lasciare.

Quota 102, due anni in più per andare in pensione

Come noto il premier Draghi punta a un graduale ritorno al requisiti previsti dalla Fornero (in pensione a 67 anni) eliminando le pensioni anticipate.

Quota 100 sparirà e Opzione Donna non si sa ancora bene che fine farà, mentre Ape Sociale sarà allargata.

Il tutto a poche settimane dall’approvazione della manovra finanziaria dello Stato. Ma come si può lavorare così?  Vero che l’emergenza sanitaria ha drenato risorse e attenzioni altrove, ma non si può arrivare sempre all’ultimo momento a imporre riforma che dovrebbero essere discusse per tempo.

Il governo Draghi propone infatti di introdurre quota 102 dal prossimo anno. Cioè una forma di pensionamento anticipato a 64 anni con 38 di contributi. Due anni in pi rispetto a quanto previsto da quota 100. Non solo. Dal 2024 si passerà poi a quota 104, cioè in pensione con 66 anni di età e 38 di contributi.

Dal 2024 l’età sale a 66 anni

Una proposta che è stata bocciata da tutti: dai partiti, ai sindacati, a Confindustria. In primo luogo perché, secondo le previsioni, solo poche migliaia di lavoratori potranno beneficiare dal 2022 della pensione anticipata con quota 102. Idem per quota 104 due anni più tardi.

E poi perché uscire nel 2024 a 66 anni di età non rappresenta una vera e credibile finestra di uscita anticipata dal lavoro essendo a ridosso dei 67 anni previsti dai requisiti di vecchiaia.

Per chi potrà, quindi, meglio approfittarne entro i prossimi tre anni.

Per rendere più morbido il passaggio fra le due quote, si sta pensando a quota 103 nel 2023, cioè pensionamento a 65 anni con 38 di contributi. Anche se, alla fine, il disegno tracciato dall’esecutivo è quello: abolire le pensioni anticipate.

A questo punto, meglio sicuramente la proposta avanzata dal presidente del Inps Pasquale Tridico per una pensione flessibile a partire dai 63 anni, anche se con assegno erogato in due tempi.