La pensione dei dipendenti pubblici è entrata con decisione nel mirino del governo. La legge di bilancio 2024 ha di fatto peggiorato le regole di calcolo per chi intende lasciare in anticipo il servizio. Andarsene prima del tempo, vuoi con Quota 103 piuttosto che con altre deroghe, comporterà pesanti tagli agli assegni, non certo facilmente digeribili da tutti.

Di fatto si è stata la possibilità della pensione anticipata per tanti lavoratori pubblici. In particolare di coloro che erano iscritti alla Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali (Cpdel), alla Cassa per le pensioni dei sanitari (Cps) e alla Cassa per le pensioni degli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (Cpi) e alla cassa per le pensioni degli ufficiali giudiziari, degli aiutanti ufficiali giudiziari e dei coadiutori (Cpug).

I tagli alle pensioni dei dipendenti pubblici

Più esattamente, per coloro che nel sistema retributivo hanno un’anzianità contributiva inferiore a 15 anni, è prevista una revisione delle aliquote di rendimento (ferme al 1965) per il calcolo della pensione anticipata. Tradotto, ciò significa un taglio sulla pensione che può arrivare fino al 20% dell’assegno rispetto allo scorso anno. Una novità che non ha mancato di sollevare polemiche e proteste, soprattutto fra i medici.

Restano esenti dal taglio delle pensioni solo coloro che andranno in pensione di vecchiaia (67 anni) o verranno collocati a riposo per raggiunti limiti di età. Escluso anche il personale militare e delle forze dell’ordine che rimane ancora scudato da regole privilegiate che non sono cambiate.

Una deroga è stata introdotta anche per il personale sanitario. Il taglio si riduce parzialmente, in misura pari a 1/36 esimo per ogni mese di posticipo dell’accesso al pensionamento rispetto alla prima data di decorrenza utile. In altri termini, il taglio potrà essere azzerato ritardando di 3 anni la pensione anticipata. Compresa quella che prevede l’uscita con 42 anni e 10 mesi di contributi (12 mesi in meno per le donne) indipendentemente dall’età anagrafica.

Cambiano anche le finestre di uscita

Ma non è solo l’importo della pensione dei dipendenti pubblici a subire un ridimensionamento. Ci sono anche i tempi di attesa della stessa. Con la legge di bilancio si sono introdotte modifiche alla finestra mobile d’uscita che si allunga col passare del tempo. Per il 2024 la finestra di uscita per i lavoratori iscritti alle ex casse di cui sopra, resta di 3 mesi. Ma dal 2025 salirà di un mese ogni anno fino ad arrivare nel 2028 a 6 mesi di attesa.

Volendo fare alcuni esempi ecco di quanto sarebbe il taglio alla pensione in base alla retribuzione e agli anni di lavoro ricadenti nel sistema retributivo. Con una retribuzione da 30 mila euro all’anno – secondo i sindacati – si passa da un taglio annuale di 927 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1983), fino a 6.177 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1994).

Con una retribuzione da 50 mila euro, si passa da un taglio annuale di 1.545 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1983), fino a 10.296 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1994). Infine, con una retribuzione da 70 mila euro, si passa da un taglio annuale di 2.235 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1983) fino a 14.021 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1994).

Riassumendo…

  • Le pensioni anticipate tagliate da quest’anno per alcune categorie di dipendenti pubblici.
  • Modificate le aliquote di rendimento nel sistema di calcolo retributivo.
  • Medici e infermieri dovranno lavorare 3 anni in più per non perdere nulla.