Si dice che il diavolo si nasconde nei dettagli e in quelli della riforma pensioni ce ne sono tanti. Tutti finalizzati a uno scopo soltanto, quello di tagliare sulla spesa. Così, non è mistero che il governo, qualsiasi governo intendiamoci, ogni anno ci provi e in gran parte ci riesca. Con un colpo al cerchio e uno alla botte, alla fine lo scopo è quasi sempre raggiunto.

Alla fine dei conti si tratta di miliardi di euro in meno che si vanno a risparmiare.

Perché il debito pubblico così com’è oggi, in particolare quello previdenziale, rischia di diventare una bomba a orologeria pronta a esplodere in qualsiasi momento. Quindi si preme, da un lato sull’età della pensione (allungandola) e dall’altro sull’importo degli assegni da rivalutare e da segare.

I tagli alle pensioni degli statali

Così si scopre che nella bozza di bilancio, capitolo pensioni, è contenuta una norma che colpisce alcune gestioni pensionistiche riservate ai dipendenti pubblici. Più esattamente coloro che in passato versavano i loro contributi nella Cpdel (cassa per le pensioni degli enti locali), nella Cps (cassa per le pensioni dei sanitari), nella Cpi (cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate) e Cpug (cassa per le pensioni degli ufficiali giudiziari). Tutte confluite nell’Inpdap e poi nell’Inps.

La norma in via di approvazione prevede che coloro che lavorano o hanno lavorato in questi settori e hanno maturato una quota retributiva inferiore a 15 anni subiscano una decurtazione sul calcolo dell’assegno. Per costoro la liquidazione della quota pensione retributiva fa riferimento a vecchie tabelle risalenti al 1965. Ebbene, con la legge di bilancio detta tabella dovrebbe essere sostituita con una nuova più penalizzante.

In buona sostanza, senza entrare troppo in noiosi dettagli, per i dipendenti pubblici che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995 si profila una riduzione dell’importo della pensione tanto maggiore quanto minore è la contribuzione avvenuta nel sistema retributivo.

Fino a 7.000 euro in meno

La nuove aliquote peseranno tanto di più se la retribuzione prima del 1996 era elevata. Mentre il conteggio darà risultati quasi trascurabili per coloro che percepivano stipendi bassi prima di quell’anno. Medici e dirigenti o coloro che hanno ricoperto posizioni apicali, ad esempio, saranno i più colpiti.

Secondo alcune simulazioni realizzate dai sindacati, il taglio sulla pensione futura, con una base ipotetica di 30 mila euro, parte da oltre 7 mila euro l’anno per ridursi fino a quasi zero per chi sfiora i 15 anni di attività nel periodo. Una norma fatta, quindi, per colpire quasi tutti, poiché nel 2024 pochissimi lavoratori avranno alle spalle almeno 15 anni di lavoro nel sistema retributivo da far valere.

Lo stesso meccanismo, se verrà approvato dopo l’iter parlamentare, sarà utilizzato per calcolare l’onere del riscatto laurea per anticipare la pensione dal prossimo anno. Quattro anni di Università, ad esempio, potrebbero venire a costare il triplo nel sistema retributivo rispetto a quanto si paga oggi (che comunque è una cifra già elevata).

La riforma ha già sollevato molte critiche perché si tratta di tagli molto corposi che possono determinare un danno economico ingiusto. Soprattutto per chi ha iniziato a lavorare presto e ha accumulato molti anni di contribuzione.

Riassumendo…

  • In bozza di bilancio anche la riforma delle aliquote per il calcolo della pensione retributiva.
  • Penalizzati i dipendenti pubblici che in passato hanno beneficiato di redditi alti.
  • Fino a 7.000 euro all’anno in meno per chi prenderà 30.000 euro di pensione all’anno.