La pensione di vecchiaia è la misura di pensionamento più utilizzata dagli italiani perché è quella che si centra nel momento in cui si raggiunge la giusta età pensionabile. Ma sono diverse le versioni di pensione di vecchiaia che possono essere utilizzate dai lavoratori. Infatti esistono diverse strade che potranno essere fruite o a un’età inferiore o con una minore storia contributiva alle spalle. Oggi analizziamo il meccanismo di pensionamento italiano da questo punto di vista per quelli che non hanno un numero elevato di contributi previdenziali e che aspettano la giusta età per uscire dal mondo del lavoro.

E le sorprese non mancano.

“Buongiorno, volevo una informazione da parte vostra riguardo la pensione di vecchiaia. Non ho ancora calcolato l’ammontare dei miei contributi previdenziali e mi chiedevo se è vero che senza vent’anni di contributi difficilmente si può andare fuori dal lavoro con la pensione di vecchiaia. Pensavo che bastava arrivare a 67 anni di età dal momento che anche le casalinghe credo che possano andare in pensione senza contributi. Ma invece leggo che spesso non è così. Ma anche altrettanto spesso sento dire che si può uscire anche prima del previsto. Mi spiegate un po’ come funziona il meccanismo?

Pensioni: lo sai che a volte pure sotto i 67 anni o sotto i 20 anni di contributi si può uscire dal lavoro?

Come abbiamo già detto la pensione di vecchiaia ordinaria è la misura principale del sistema previdenziale nostrano. La misura si centra con solo vent’anni di contributi versati e una volta compiuti i 67 anni di età. I contributi utili sono quelli a qualsiasi titolo versati. Pertanto, disco verde anche ai contributi figurativi, a quelli da riscatto e perfino ai versamenti volontari. Una misura, questa di vecchiaia, che non ha ulteriori e particolari vincoli da completare. In pratica un lavoratore può lasciare la sua attività e andare in pensione una volta raggiunte le 1.040 settimane di contribuzione previdenziale versata.

Una pensione di vecchiaia a 64 anni, anche se non si chiama così

A dire il vero ci sono delle versioni di pensione di vecchiaia che consentono un anticipo dell’età. L’INPS non la chiama pensione di vecchiaia, e la fa rientrare nel novero delle pensioni anticipate, ma c’è la anticipata contributiva che consente di uscire sempre con 20 anni di contributi, ma a 64 anni di età. La misura secondo noi somiglia di più alla pensione di vecchiaia ordinaria che alla pensione anticipata. Infatti quest’ultima prevede ben 42,10 anni di contributi (41,10 per le donne) e non ha vincoli di età. La pensione anticipata ordinaria invece ha nei 64 anni il tetto anagrafico da completare e “solo” 20 anni di contributi come limite minimo contributivo. Esattamente la stessa carriera delle pensioni di vecchiaia quindi.

Via libera per i 64enni, ma non per tutti

La misura riguarda solo alcuni lavoratori. Infatti non è destinata alla generalità dei contribuenti. Si chiama pensione anticipata contributiva perché è a favore di quei soggetti definiti come contributivi puri. Ricapitolando, la pensione può scattare a 64 anni di età sempre con vent’anni di contributi versati purché il primo contributo risulta versato dopo il 31 dicembre 1995 e che sia pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale.

Anticipare l’uscita di qualche mese? A volte è possibile

Escono prima anche gli addetti ai lavori gravosi o ai lavori usuranti. Ovvero quei soggetti che rientrano nella quota 41 o nello scivolo usuranti di quota 97,6. Infatti per loro nel 2019 non è stato applicato l’aumento legato all’aspettativa di vita. Dal primo gennaio 2019 le pensioni di vecchiaia passarono da 66 anni e 7 mesi di età a 67 anni di età. Per usuranti e gravosi invece l’età pensionabile è rimasta quella precedente, cioè fissata a 66 anni e 7 mesi.

La differenza però con gli altri lavoratori è che queste categorie possono accedere alla pensione anticipata di vecchiaia cinque mesi prima del solito solo a fronte di una carriera con almeno 30 anni di contributi versati.

Alcune scorciatoie senza i fatidici 20 anni di contributi

Non per età ma per contribuzione versata possono accedere in anticipo alla quiescenza quelli che rientrano nelle tre deroghe Amato. Perché si chiamano pensioni in anticipo se l’età è sempre fissata a 67 anni? Effettivamente qualcuno può trovare anomala questa definizione ma il fatto vero è che effettivamente c’è chi con le deroghe Amato può andare uscire dal lavoro prima del previsto. Perché non raggiungendo i vent’anni di contributi versati l’alternativa sarebbe aspettare i 71 anni di età quando la pensione di vecchiaia si centra con solo cinque anni di contributi versati.

Le tre deroghe Amato sono delle misure che consentono il pensionamento con 15 anni di contributi e non con 20 anni. Purtroppo però sono delle misure che diventano sempre più complicate da prendere perché fissano alcuni requisiti a una data piuttosto obsoleta che è quella del 31 dicembre 1992.

Bastano 15 anni di contributi? Ecco per chi la pensione di vecchiaia arriva prima

Con la prima deroga Amato possono andare in pensione quanti hanno completato i 15 anni di contributi versati entro il 31 dicembre 1992. In termini pratici gli interessati possono uscire dal lavoro con meno di 20 anni, purché 15 anni di contributi siano stati completati tutti entro la fine del 1992.
La seconda deroga Amato invece consente il pensionamento con 15 anni di contributi versati ma a condizione che entro la fine del 1992 l’interessato sia stato autorizzato alla prosecuzione volontaria dei versamenti. Significa che il contribuente ha diritto alla pensione solo se l’INPS ha dato l’ok ai versamenti volontari anche se questi versamenti non sono mai stati effettuati. La terza deroga Amato invece è quella forse più utilizzabile ancora oggi perché riguarda i lavoratori discontinui. Possono uscire dal lavoro quanti hanno il primo contributo versato almeno 25 anni prima di presentare la domanda (anzianità di iscrizione) e che hanno 10 anni di lavoro coperti da contribuzione inferiore alle 52 settimane per anno.

Pensione a 56 o 61 anni ma di vecchiaia? Ecco perché è possibile

Sempre di pensione di vecchiaia si tratta, ma limitata davvero a una sola e particolare categoria di lavoratori. Si tratta della pensione anticipata con invalidità pensionabile. In questo caso la prestazione riguarda quanti sono stati riconosciuti con una invalidità pensionabile pari almeno all’80%. I soggetti che hanno ottenuto l’invalidità specifica dall’INPS possono accedere alla pensione una volta che hanno raggiunto i 61 anni di età e i vent’anni di contributi versati per gli uomini. Per le donne la misura è ancora più favorevole perché consente di uscire dal lavoro già a partire dai 56 anni di età e sempre con vent’anni di contributi.