Niente aumenti delle pensioni nel 2021. A stabilirlo era stato poco tempo fa il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) rilevando i dati Istat sulla crescita previsionale dell’inflazione.

Per il 2021 la previsione di crescita dei prezzi è negativa (-0,3%). Di conseguenza le pensioni non aumenteranno. In teoria dovrebbero addirittura scendere, ma per legge non possono essere rivalutate in senso negativo.

A certificarlo questa novità è anche l’Inps con circolare numero 148 del 18 dicembre 2020. Nel documento si rammenta che la rivalutazione viene attribuita sulla base del cosiddetto cumulo perequativo, considerando come un unico trattamento tutte le pensioni di cui il soggetto è titolare

Pensioni 2021 ferme al palo

Nella circolare, l’Inps fa riferimento al provvedimento del Mef pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 292 del 24 novembre 2020 che recita testualmente che:

la variazione percentuale verificatasi negli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, senza  tabacchi,  tra il periodo gennaio-dicembre 2019 ed il periodo gennaio-dicembre  2020 e’ risultata pari a – 0,3 ipotizzando, in via provvisoria, per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020 una variazione dell’indice  pari rispettivamente a + 0,1; 0,0 e + 0,2.

Pertanto, la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2020 è determinata in misura pari allo 0,0% dal 1° gennaio 2021.

Salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo. L’adeguamento dell’importo delle pensioni da mettere in pagamento per l’anno 2021 è, pertanto, nullo.

In arrivo i conguagli per il 2020

Nella stessa circolare, l’Inps riconosce l’adeguamento degli importi già erogati nel 2020 sulla scorta dei dati dell’inflazione rilevati in via definitiva dall’Istat. Lo scorso anno gli aumenti erano stati riconosciuti sulla base di un tasso di inflazione dello 0,4%. Il Mef ha poi rilevato un aumento dello 0,5%, come testualmente riportato:

la variazione percentuale verificatasi negli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, senza  tabacchi,  tra il periodo gennaio-dicembre 2018 ed il periodo gennaio-dicembre  2019 è risultata pari a + 0,5.

Pertanto le pensioni subiranno un conguaglio a credito dello 0,1% con l’attribuzione nel cedolino del mese di gennaio 2021 della differenza.

Conguaglio che andrà a recuperare la minore indicizzazione concessa provvisoriamente del 2020 rispetto al dato definitivo certificato (0,5% contro lo 0,4% per l’appunto).

La rivalutazione delle pensioni

Non tutte le pensioni sono rivalutate allo stesso modo. Secondo la legge, solo i trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo sono rivalutati pienamente. Tale valore equivale a 26.810,16 euro annui essendo il trattamento minimo mensile pari a 515,58 euro. mentre per gli assegni più alti la rivalutazione avviene secondo le seguenti percentuali:

  • 77% fra quattro e cinque volte il minimo;
  • 52% fra cinque e sei volte il minimo;
  • 47% fra sei e sette volte il minimo;
  • 45% fino a 4.566 euro (nove volte il minimo);
  • 40% per trattamenti d’importo superiore.

Le altre pensioni

Sono stati aggiornati  anche gli altri trattamenti sociali e assistenziali erogati dall’Inps. Di seguito i nuovi importi per il 2021:

  • assegno sociale: 460,28 euro;
  • pensione sociale: 379,33 euro;
  • trattamento minimo: 515,58 euro;
  • pensione di inabilità: 287,09 euro;
  • indennità di accompagnamento: 522,10 euro.

Vittime del terrorismo

Saranno, invece, rivalutate le pensioni in favore delle vittime del terrorismo. Nel 2021 ai trattamenti diretti dei pensionati vittime di atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice, dei loro superstiti, nonché dei familiari di cui all’articolo 3 della citata legge n. 206 del 2004 sarà riconosciuta una rivalutazione pari al:

1,25% per le prestazioni sino a tre volte il minimo (sino a 1.546,74 euro al mese),

1,125% se comprese tra le tre e le cinque volte il minimo (da 1.546,74 a 2.577,9 euro al mese)

0,9375% le pensioni di importo superiore a cinque volte il minimo (sopra i 2.577,9 euro al mese).