Tanti pensionati per pochi lavoratori. E’ questo, in estrema sintesi, il problema previdenziale italiano che rende il sistema pensionistico in precario equilibrio. Un problema legato al calo cronico delle nascite, ma anche alla precarietà dell’occupazione e ai bassi salari che restano un male endemico del nostro Paese.

Così torna a commentare i recenti dati sulle pensioni dell’Inps il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. A margine dell’evento organizzato dall’istituto dal titolo “Legalità e Solidarietà: diritti ed etica per un welfare moderno”, tenutosi presso Palazzo Wedekind a Roma.

Il rapporto fra lavoratori e pensionati

Il rapporto fra lavoratori attivi e pensionati si sta deteriorando e ciò minaccia la tenuta dei conti dell’Inps. Tutto parte dal calo demografico e dall’impoverimento del Paese che invecchia sempre di più ma per il quale non stiamo facendo nulla, se non tagliare la spesa. Il rapporto fra lavoratori e pensionati tende a 1,3 e arriverà a 1 entro il 2050.

Tradotto, in Italia ci sono 23 milioni di lavoratori che sostengono quasi 18 milioni di pensioni su una popolazione inferiore a 60 milioni. Numeri che la dicono tutta sulla precarietà del sistema pensionistico italiano e sulla tenuta dei conti Inps nel lungo periodo. In sintesi, dice Tridico:

Parliamo troppo di pensioni ma poco di lavoro, che è ciò che sostiene le pensioni. Per avere meno problemi a livello pensionistico dobbiamo fare di tutto per aumentare il tasso di occupazione“.

In Italia, del resto, vige un sistema a ripartizione per le pensioni, il che significa che i lavoratori di oggi pagano le pensioni di domani. Quindi, se il rapporto fra numero di lavoratori e numero di pensionati si restringe è chiaro che c’è un problema di sostenibilità.

Prevedo – prosegue Tridico – che fra circa dieci anni per le prospettive demografiche il rapporto si abbasserà a 1,3. Dobbiamo far di tutto per portare questo numero a 1,5 almeno”.

Il salario minimo

Il problema riguarda anche il salario minimo che non c’è. L’Italia, come noto, è uno dei pochi Paesi fra i 27 membri della Ue a non aver ancora adottato questa garanzia di retribuzione. Ma con il via libera della Ue nel 2022, anche il nostro Paese dovrà allinearsi alle direttive dell’Unione. Con lo scopo di ridurre le diseguaglianze sociali, ma anche di alzare il livello minimo delle retribuzioni e, di conseguenza, anche delle pensioni.

L’introduzione del salario minimo porterebbe quindi notevoli benefici anche alle pensioni. Come sostiene da tempo Tridico:

fissare una soglia sotto la quale le retribuzioni non possono scendere aiuta a far crescere l’importo delle pensioni future dei giovani”.

Lo Stato non dovrà più intervenire con politiche di sostegno e sussidi per arginare la povertà.  In Italia, quello che deve preoccupare di più – secondo il presidente dell’Inps – non sono le pensioni attuali, ma il basso livello delle retribuzioni. Buste paga troppo basse mandano in sofferenza le pensioni.