Non è ancora sicuro, ma è molto probabile che Quota 103 sarà possibile anche nel 2024. La riforma pensioni, o meglio quello che si riuscirà a correggere dell’attuale assetto previdenziale, dovrebbe garantire ai lavoratori la sopravvivenza dell’uscita anticipata a 62 anni per altri 12 mesi. Intervento che contemplerebbe il rinvio del ritorno pieno delle regole Fornero.

In questo contesto, una infermiera di 62 anni vicina alla pensione ci scrive chiedendo cosa converrebbe fare l’anno prossimo. Tenuto conto che ha iniziato a lavorare da giovane, già a 17 anni, e maturerà nel 2024 ben 41 anni di contributi.

Soglia ormai diventata psicologica per andare in pensione anticipata con varie opzioni.

In pensione con Quota 103 o Quota 41?

Posto che l’infermiera abbia diritto anche al pensionamento come lavoratrice precoce con 41 anni di contributi (di cui almeno 12 mesi versati prima del compimento dei 19 anni), cosa conviene fare? Meglio Quota 103 o Quota 41? Vediamo bene le differenze.

L’importo della pensione non cambierebbe in nessuno dei due casi poiché il metodo di calcolo sarà quello retributivo e contributivo (misto). L’unica differenza sta nel fatto che Quota 103 prevede il possesso anche del requisito anagrafico di 62 anni, mentre per i lavoratori precoci non vi è alcun limite, bastano i contributi.

Altra differenza sta nel fatto che con Quota 103 la pensione erogabile non può superare l’importo di 5 volte il trattamento minimo, cioè 2,840 euro al mese. Ma non è certo questo il caso dell’infermiera che ci scrive, per cui non ne terremo conto. E’ però previsto il divieto di cumulo della pensione, fino a 67 anni di età, con altri redditi da lavoro, se non in misura del tutto occasionale per non oltre 4.000 euro all’anno. Pena la sospensione dell’assegno.

Pensione e incentivo al lavoro (ex bonus Maroni)

Giova anche sapere che per chi ha diritto a Quota 103 vi è anche la possibilità di restare al lavoro rinunciando alla pensione.

La legge (ex bonus Maroni) prevede infatti che il lavoratore possa rinunciare alla pensione chiedendo di restare al lavoro e prendendo uno stipendio più alto. Pertanto l’infermiera potrebbe continuare a lvaorare con incentivo.

Più nel dettaglio, il diritto prevede che i contributi che versa il datore di lavoro per la pensione siano trasferiti direttamente in busta paga. L’infermiera prenderebbe a quel punto circa il 24% della misura contributiva spettante direttamente con lo stipendio mensile. Ovviamente ai fini pensionistici andrà, da quel momento in poi, solo il 9% della quota riservata al lavoratore e la pensione che ne scaturirebbe in futuro sarà meno ricca.

Da considerare anche che così facendo si alzerebbe anche il livello imponibile fiscale. L’Irpef sarà calcolato su un ammontare più alto poiché la quota contributiva verrebbe tassata alla fonte. Viceversa, non subirebbe trattenute se destinata ai fini previdenziali.

Cosa conviene fare

Ci si chiede, alla fine, cosa conviene fare. Ebbene, posto che Quota 103 e Quota 41 non prevedono sostanziali differenze nel calcolo della pensione, vale la pena guardare alle opportunità offerte dall’una e dall’altra opzione prima di decidere. Come detto, se la lavoratrice decidesse di andare in pensione nel 2024, con Quota 103 deve mettere in conto che non potrà più lavorare. Mentre con Quota 41 sì.

Viceversa, se lo scopo fosse quello di proseguire l’attività, Con Quota 103 avrebbe la possibilità di guadagnare di più nell’immediato, almeno di a 67 anni di età, sfruttando gli incentivi economici. Cosa impossibile da ottenere con Quota 41.

Riassumendo…

  • Chi nel 2024 matura 41 anni di contributi può andare in pensione con quota 103 o Quota 41.
  • Quota 103 prevede l’uscita con 41 anni di contributi e 62 anni di età.
  • Quota 41 è una misura riservata ai soli lavoratori precoci con 41 anni di contributi e senza limiti di età.
  • Quota 103 offre la possibilità di ottenere uno stipendio più alto in cambio della rinuncia alla pensione.