Per molti l’età per accedere alle varie tipologie di pensioni è davvero molto lontana. Questo è un dato oggettivo, considerato da tutti una acclarata verità. A tal punto che da più lati si chiedono misure di maggior favore. Ma può essere considerato anche un luogo comune, soprattutto da chi si trova a poter accedere alla quiescenza con delle misure di pensionamento anticipato. Che sono tante effettivamente, talmente tante che c’è chi può scegliere addirittura tra due misure che permettono l’anticipo prima dei 60 anni.

Per esempio, una nostra lettrice si trova proprio in questa condizione, cioè può optare per due misure che a 59 anni di età potrebbero consentirgli il pensionamento.  

“Sono una donna di 59 anni di età e ho 36 anni di lavoro alle spalle come addetta alle vendite in una grande catena commerciale. Purtroppo sono stata riconosciuta invalida in misura pari all’80% e per questo ho deciso di smettere di lavorare. Sto cercando di andare in pensione con opzione donna dal momento che già lo scorso anno ho completato i requisiti utili. Sono un pochino restia però, dal momento che mi hanno detto che perderò un bel po’ di pensione. Prenderò davvero poco per via del calcolo contributivo di opzione donna. Volevo sapere da voi se c’era qualche alternativa a mia disposizione per poter prendere un assegno più dignitoso e meno penalizzato. Ho provato con invalidità, ma escludendo qualche agevolazione di varia natura non ho diritto a nessuna indennità economica. Cosa mi consigliate di fare, devo scegliere l’opzione donna perché è l’unica cosa che posso fare?” 

Opzione donna: favorevole come uscita, meno come importo dell’assegno 

Per le donne alcuni canali di pensionamento anticipato esistono, e uno di questi è proprio la tanto famosa opzione donna. In effetti la nostra lettrice da quanto ci dice ha pienamente diritto a poter lasciare il lavoro sfruttando ciò che consente di fare il regime sperimentale contributivo donna.

Una misura che scade il 31 dicembre 2022, ma che ha ancora buone chance di essere confermata con la prossima legge di Bilancio. A prescindere da proroga o non proroga, la nostra lettrice ha pienamente diritto ad accedere alla prestazione o quest’anno o nei prossimi anni grazie alla cristallizzazione del diritto. Infatti lei ha completato 58 anni di età entro il 31 dicembre 2021 come la misura prevede. Ed ha completato anche il secondo requisito che opzione donna prevede, e cioè i 35 anni di contributi previdenziali versati al 31 dicembre 2021. Ma se dal punto di vista dell’età è una misura vantaggiosa, lo è di meno per quanto riguarda l’assegno che si andrà a percepire.  

Il taglio del 30% con opzione donna è da mettere in preventivo 

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Detto ciò, la nostra lettrice ha ragione a considerare penalizzante l’assegno che andrà a percepire. In effetti per la nostra lavoratrice ci sarà da affrontare la difficoltà di una pensione calcolata interamente con il sistema contributivo. Questo nonostante a tutti gli effetti per lei la pensione dovrebbe essere calcolata con il sistema misto avendo iniziato a lavorare prima del 1996. E questo ricalcolo contributivo della prestazione significa perdere fino al 30% o più di pensione rispetto a quella teoricamente spettante alla data di uscita.  

L’alternativa a opzione donna è l’invalidità pensionabile  

pensione anticipata

pensione anticipata con invalidità pensionabile

Come dicevamo per le donne le possibilità di uscire anche prima dei 60 anni di età non mancano e sono più di una. Oltre a opzione donna, che per qualcuno potrebbe essere penalizzante, come dimostra la nostra lettrice, c’è un’altra misura che addirittura permette di andare in pensione a 56 anni di età.

Questa misura si chiama pensione di vecchiaia anticipata con invalidità pensionabile. Naturalmente non è l’invalidità che è stata certificata alla nostra lettrice. Per lei c’è l’80% di invalidità civile confermata dalla commissione medica per le invalidità civili delle ASL. Da quanto abbiamo capito ha provato a richiedere la pensione di invalidità all’INPS. Ipotizziamo che la nostra lettrice sia andata dal medico curante a farsi redigere il certificato medico sul modello SS3. Tale modello che il medico di base ha inviato telematicamente al sistema, è stato utilizzato dalla nostra lettrice per poter richiedere la pensione di invalidità civile con i benefici della legge 104. La commissione medica delle Asl l’ha chiamata a visita riconoscendola invalida però solo all’80%. Niente indennità quindi, anche perché per poterla percepire, anche per invalidi a partire dal 74%, occorre rientrare in determinati limiti reddituali. Che evidentemente la lavoratrice supera. 

In pensione a 56 anni di età, come? 

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Le prestazioni erogate dall’INPS per invalidità civile, anche quelle economiche, sono assistenziali. E come qualsiasi altra prestazione assistenziale, queste sono legate anche ai redditi. C’è una misura però che può fare comodo alla nostra lettrice ed è quella previdenziale. Una misura valida a tal punto da consentirgli di andare in pensione godendo di un assegno più alto di quello che percepirebbe con opzione donna. La misura come dicevamo si chiama pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile. Sarebbe quella prestazione rilasciata dall’INPS a chi ha almeno 56 anni (solo donne, perché per gli uomini servono 61 anni), con almeno vent’anni di contributi versati e una disabilità pensionabile pari all’80%.  

L’invalidità pensionabile INPS, di cosa si tratta? 

L’invalidità civile è quella riconosciuta dalle ASL ed è generica. L’invalidità pensionabile, invece, è chiamata invalidità specifica. Infatti è quella invalidità che i medici dell’INPS certificano e che riguarda soprattutto l’impossibilità permanente a svolgere le mansioni tipiche del lavoro effettuato in salute da parte dei diretti interessati. Dovrebbe essere una commissione medica dell’INPS a certificare che l’80% di invalidità sia quella pensionabile.

In questo modo per lei si aprirebbero le porte della pensione di vecchiaia con invalidità specifica a partire dai 56 anni di età con solo 20 anni di contributi versati. E la prestazione verrebbe calcolata con il sistema misto, cioè non rimettendoci nemmeno un centesimo rispetto alla pensione effettivamente spettante.