Su Opzione Donna circolano con insistenza voci di riforma della deroga pensionistica riservata alle lavoratrici. Dopo la modifica della legge lo scorso anno che ha introdotto forti restrizioni alle beneficiarie distinguendo altresì donne con figli e senza figli, il governo sarebbe pronto a fare un passo indietro.

Il condizionale è d’obbligo perché fino all’ultimo non si sa cosa accadrà realmente e finora quello che riportano i giornali sono solo indiscrezioni alquanto fumose. Difficile d’altra parte immaginare che il Parlamento, che ha apportato importanti modifiche a Opzione Donna lo scorso anno, si ricreda dicendo di aver sbagliato.

Ma analizziamo bene come stanno le cose.

Opzione Donna come potrebbe cambiare nel 2024

Da quest’anno per fruire del pensionamento anticipato con Opzione donna bisogna possedere nuovi requisiti di accesso: caregiver, invalide al 74%, licenziate o dipendenti di aziende in crisi. C’è poi il requisito anagrafico che si è alzato da 58 a 60 anni a parità di contributi (almeno 35 anni), con possibilità di sconto fino a 2 anni per le donne con figli.

Ebbene, sindacati e governanti discutono da mesi su questo ultimo aspetto: la disparità di trattamento fra donne con figli e senza. Con necessità di intervenire al più presto per ripristinare l’eguaglianza sociale. Ma siamo sicuri che il problema sia questo? Anche perché una differenza tale esiste anche in Ape Sociale, anche se lo “sconto” vale sui contributi e non sull’età anagrafica. Idem per la pensione di vecchiaia che prevede un bonus di 4 mesi sull’età anagrafica per ogni figlio con un massimo di 12 mesi.

Secondo gli esperti, il crollo delle domande di pensione con Opzione Donna è causato dall’introduzione di condizioni soggettive stringenti, non dalla differenza di età anagrafica fra chi ha e chi non ha figli. E’ un falso problema questo e non risolverebbe nulla parificare l’età di uscita delle lavoratrici.

Cosa potrebbe cambiare il prossimo anno

Non è quindi detto che il requisito anagrafico di uscita per Opzione Donna torni uguale per tutte. Oltretutto non è nemmeno sicuro che se il governo proponesse un cambiamento del genere questo sarà senz’altro favorevole. Magari il requisito anagrafici diventerà 60 anni per tutte e non 58 (59 per le autonome) com’era prima della riforma del 2023.

Del resto, come asserito dal sottosegretario all’Economia Federico Freni dopo la riforma, “Opzione Donna stava cominciando a costare troppo”. Nonostante la penalizzazione del sistema di calcolo della pensione col sistema interamente contributivo, i costi per lo Stato sarebbero saliti troppo nei prossimi anni. Motivo per il quale sono state introdotte pesanti restrizioni che consentono l’uscita solo alle donne in difficoltà.

Opzione Donna e baby boomers

Una delle ragioni per cui si sono ristretti i lacci è dovuta al fatto che nei prossimi anni andranno in pensione i baby boomers, cioè i nati fra gli anni 60 e 70. Sarà un’ondata anomala di pensionamenti che riguarderà anche le donne e che, con Opzione Donna, avrebbero anticipato l’uscita a un ritmo triplo rispetto al passato. Si sono stimate circa 90 mila uscite femminili all’anno, contro le 25 mila registrate fino a fine 2022.

E’ questo il motivo principale per cui il governo Meloni ha tagliato Opzione Donna. Difficile quindi che si faccia un passo indietro, nonostante se ne parli con insistenza. Anche perché da Bruxelles non sarebbe visto di buon occhio un atteggiamento simile, quando i tecnocrati si attendono che l’Italia, d’altro canto, metta fine una volta per tutte alle pensioni anticipate.

Riassumendo…

  • Il requisito anagrafico Opzione Donna potrebbe tornare uguale per tutte dal prossimo anno.
  • Non è detto che l’età sarà 58 anni, magari sale a 60.
  • Difficile che il governo faccia un passo indietro su una riforma già approvata.