Diverse novità per le pensioni in partenza nel 2024. Si sta avvicinando l’approvazione definitiva della legge di Bilancio, con all’interno il pacchetto pensioni. Ecco un sintetico quadro di ciò che la manovra apporta al sistema pensioni italiano. Una sintetica guida, per rispondere alle tante domande che arrivano in redazione sulle novità che l’esecutivo Meloni introduce nel sistema previdenziale italiano.

Pensioni, novità in arrivo per il 2024, ecco le misure in sintesi

Un anno ancora, una attesa proroga di un anno, questo ciò che è stato fatto per la Quota 103.

Niente stop il 31 dicembre 2023, e quindi in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi anche nel 2024. Ma chi aderirà a questo scivolo 5 anni prima dei 67 utili alle pensioni di vecchiaia, sarà penalizzato doppiamente.

La pensione, fino a oggi calcolata con il sistema misto, dal primo gennaio sarà calcolata con il sistema contributivo e quindi tagliata pesantemente. Anche il 30% in meno, questa l’entità del taglio tra chi uscirà con la quota 103 nel 2024 e chi lo farà nel 2023. Ma c’è dell’altro.

Infatti la pensione con quota 103 non potrà risultare superiore a 2.272 euro lordi al mese. Perché dal primo gennaio vale il vincolo di una pensione, con quota 103, di importo entro le 4 volte il trattamento minimo (nel 2023 si arrivava a 5 volte il trattamento minimo).

Questa perdita per il pensionato, dura fino al compimento dei 67 anni di età. Il calcolo contributivo invece rimane perenne e non scade mai.

Finestre e altre novità della quota 103

Un’altra cosa che cambia è la decorrenza del trattamento. Per la quota 103 vige il sistema della finestra che sposta la data di accredito del primo rateo di 3 mesi rispetto alla data di completamento dei requisiti (6 mesi per i dipendenti pubblici). Ma nel 2024 la finestra passa a 6 mesi (9 mesi per i dipendenti pubblici). Chi riesce a maturare 41 anni di contributi e 62 anni di età entro la fine del 2023, mantiene le condizioni precedenti per la quota 103.

Grazie alla cristallizzazione del diritto, non finirà con il subire le penalizzazioni prima citate. Per il resto la misura rimane inalterata come impianto. Quindi, divieto di cumulare i redditi da lavoro con i redditi da pensione. Chi esce con quota 103 fino al compimento dei 67 anni di età non potrà arrotondare la pensione con un reddito da lavoro differente da quello di lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui.

Infine, chi pur maturando i requisiti per la quota 103 decide di rinviare il pensionamento, dietro domanda all’INPS può godere di un aumento del suo stipendio in misura pari al 9,19% al mese (più 1% di aliquota aggiuntiva per chi ricade oltre la prima fascia di retribuzione pensionabile). Si tratta dello sgravio dei contributi a carico del lavoratore che mensilmente si versano all’INPS (aliquota totale FPLD 33%, 22,81 a carico del datore di lavoro, 9,19 a carico del dipendente).

Opzione donna 2024, cosa cambia?

Conferma per la quota 103 e conferma pure per Opzione Donna. Nessuna novità sulla platea delle potenziali beneficiarie che restano le stesse di oggi. E cioè, caregiver, licenziate, invalide e dipendenti di grandi aziende con tavoli di crisi al Ministero. Ma cambiano le età di uscita.

Infatti la condizione anagrafica passa da 60 a 61 anni di età, completati entro il 31 dicembre 2023. Così come al 31 dicembre 2023 devono essere completati pure i 35 anni di contributi versati. La misura prevede che i requisiti siano stati completati entro la fine dell’anno precedente quello in cui si presenta la domanda di pensione.

Restano le riduzioni di un anno per ogni figlio avuto fino a massimo 2 anni sull’età di uscita, ma solo per invalide e caregiver. Perché licenziate e dipendenti di aziende in crisi possono lasciare il lavoro a 59 anni di età con 35 anni di contributi a prescindere dai figli avuti.

Invece a 59 anni possono uscire solo invalide e caregiver con due o più figli avuti, oppure a 60 anni con un solo figlio avuto. Confermato il ricalcolo contributivo della prestazione, così come le finestre che restano di 12 mesi per le dipendenti e di 18 mesi per le autonome.

Anticipo pensionistico sociale, si passa a 63 anni e 5 mesi, ma non cambia solo questo

Terza misura che scadeva il 31 dicembre 2023 e terza misura confermata dal governo con la legge di Bilancio sulle pensioni del 2024. Pure l’APE Sociale si allunga al 31 dicembre 2024. E pure per questa misura, non mancano le novità Infatti ecco che da 63 anni di età si passa a 63 anni e 5 mesi come limite minimo anagrafico da centrare. Un’altra novità è la restrizione delle attività di lavoro gravoso a cui la misura è destinata.

Infatti salta l’incremento previsto per il 2022-2023, e le attività di lavoro gravoso che danno diritto all’APE sociale restano le 15 inizialmente previste e valide tutt’oggi anche per la quota 41 precoci. Quindi, invalidi, caregiver, disoccupati e lavori gravosi continueranno ad andare in pensione con l’APE sociale, ma con una età più alta di 5 mesi.

Pensione ancora una volta limitata per chi sceglie l’APE sociale

Ancora non è chiaro se anche i requisiti contributivi verranno equiparati per tutte e 4 le categorie, arrivando a 36 anni o se resteranno le attuali differenze. Parliamo del fatto che per i lavori gravosi servono 36 anni di contributi, mentre per invalidi, caregiver e disoccupati bastano 30 anni.

Un’altra novità introdotta per l’APE sociale è il divieto di cumulo con redditi da lavoro come per la quota 103. La misura per il resto resterà con la stessa struttura odierna. Ovvero senza tredicesima, senza maggiorazioni, senza indicizzazione e con un importo massimo di 1.500 euro al mese. E la misura resterà non reversibile in caso di prematuro decesso del pensionato, ovvero prima di arrivare ai 67 anni e prendere la pensione di vecchiaia, visto che a 67 anni l’APE sociale decade.

Le pensioni 2024 per i contributivi puri: ecco cosa cambia

Novità anche per due misure strutturali destinate a chi è privo di contributi a qualsiasi titolo versati, prima del 1996. La pensione di vecchiaia per questi lavoratori si alleggerisce di un requisito. Servono 67 anni di età e 20 anni di contributi, ma non ci sarà più il vincolo dell’importo minimo della prestazione.

Infatti fino al 31 dicembre serve arrivare a prendere una pensione pari ad almeno 1.5 volte l’assegno sociale (più di 750 euro al mese). Dal primo gennaio non c’è più questo limite.

Invece per la pensione anticipata contributiva, il vincolo sale. Infatti si passa da 2,8 volte l’assegno sociale, a 3 volte. Solo le lavoratrici con due o più figli potranno uscire raggiungendo una pensione pari a 2,6 volte l’assegno sociale. Oppure con un solo figlio, basterà raggiungere un trattamento pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale.