Ormai è ufficiale: non c’è spazio per la riforma pensioni con la prossima manovra di bilancio. Tutta colpa del superbonus edilizio messo in piedi dal governo Conte e che sta pensando come un macigno sui conti pubblici italiani. Lo ha confermato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti commentando l’approvazione dell’aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef).

La situazione economica e di finanza pubblica – ha aggiunto – è più delicata di quanto prefigurato in primavera”. Il che comporterà spazi finanziari ridotti e interventi mirati a sostegno dei redditi e delle politiche della famiglia.

Quindi, niente spazio per la riforma delle pensioni il cui assetto non cambierà l’anno prossimo.

Il superbonus blocca la riforma delle pensioni

A gravare sul bilancio dello Stato c’è stato il superbonus edilizio che costa oltre 75 miliardi di euro. Tutto a debito. Pretendere, in questo senso, di trovare risorse per superare la Fornero o fare riforme strutturali sulle pensioni, è impossibile. Dice ancora Giorgetti:

in una situazione in cui la finanza pubblica è gravata dall’onere degli incentivi edilizi, dal rialzo dei tassi e dal rallentamento del ciclo economico internazionale, è necessario fare scelte difficili”.

Non è chiaro quali siano queste scelte difficili, ma si può ben intuire che, non potendo aumentare ulteriormente la pressione fiscale (già ai massimi) in Italia, si proseguirà coi tagli lineari alla spesa laddove si può risparmiare di più. Cioè su sanità e pensioni.

E’ quindi del tutto evidente che la tanto attesa riforma del sistema pensionistico subirà un (ulteriore) slittamento. Le poche risorse disponili per questo capitolo saranno destinate alle rivalutazioni degli assegni in pagamento (perequazione automatica) che sono più di 16 milioni. Tenuto conto anche del fatto che l’inflazione continua a mordere.

Proroga di Quota 103 e Opzione Donna

In attesa di tempi migliori, quindi, si punterà a prorogare le misure anticipate già esistenti, come Opzione Donna e Quota 103.

Le nuove ipotesi di riforma, da Quota 41 per tutti all’uscita anticipata per una platea più ampia di lavoratori gravosi sono tutte tramontate. Di fatto non ci sono soli da mettere sulla bilancia.

Opzione Donna dovrebbe restare così com’è, salvo modifiche parlamentari che non modifichino i saldi di bilancio. E cioè, uscita a 60 anni di età con almeno 35 di contributi per lavoratrici caregiver, invalide, licenziate o dipendenti di aziende in crisi. E’ previsto uno sconto sul requisito anagrafico fino a 2 anni in presenza di figli.

Quota 103 prevede, invece, il pensionamento a 62 anni di età. Ma con almeno 41 di contributi. La misura è accompagnata anche da un incentivo economico in busta pari alla quota contributiva a carico del lavoratore in cambio della rinuncia al diritto ad andare in pensione.

Risorse solo per l’adeguamento alle pensioni

Il governo ha indicato il 3,2 miliardi le risorse che saranno destinate al capitolo pensioni e migranti. La maggior parte di questi fondi saranno destinati al pagamento dei conguagli pensionistici previsti per il 2023 e che ammontano allo 0,8%.

La misura scaturisce dalla differenza fra l’anticipo della rivalutazione degli assegni già pagata e pari al 7,3% e il dato definitivo dell’inflazione del 8,1%. Detta percentuale sarà corrisposta – secondo le indicazioni del governo – entro fine anno anticipando di uno o due mesi il conguagli previsto normalmente per gennaio dell’anno successivo.

Riassumendo…

  • Niente riforma pensioni per il 2024 a causa del superbonus edilizio.
  • Gli unici fondi disponibili per le pensioni serviranno per la rivalutazione degli assegni.
  • In arrivo conguagli pari allo 0,8% dell’inflazione 2023.
  • Probabile proroga di Opzione Donna e Quota 103.