Ci sono diversi limiti e vincoli riguardo le pensioni che l’INPS mette a disposizione degli italiani. Molti lavoratori non considerano questi aspetti (anche tagli) sia quando presentano la loro domanda di pensione sia quando iniziano a percepire l’assegno previdenziale.

Alcune misure, ad esempio, prevedono un importo limite che deve essere raggiunto per poter liquidare la pensione alla decorrenza. Altre invece stabiliscono un tetto massimo di pensione che non può essere superato, fissando così l’importo a una soglia predeterminata.

Oggi cercheremo di rispondere alle numerose domande dei lettori che incontrano difficoltà sia nell’andare in pensione sia nel ricevere un assegno previdenziale spesso inferiore alle aspettative.

Pensioni negate o tagliate, tutto dipende dall’importo che il pensionato riesce a prendere

Molte delle misure offerte dall’INPS ai lavoratori prevedono un determinato importo da rispettare per poter essere liquidate. Stiamo parlando di un importo soglia che spesso i lavoratori non riescono a raggiungere, causando così il posticipo della pensione.

Questo accade specialmente ai cosiddetti contributivi puri, soggetti privi di contributi in epoca retributiva e che hanno iniziato a contribuire solo dopo il 31 dicembre 1995. Questi lavoratori possono andare in pensione già a 64 anni di età con solo 20 anni di contributi versati, ma solo se raggiungono un determinato importo di trattamento.

Specificatamente, la cosiddetta pensione anticipata contributiva viene erogata solo se il trattamento raggiunge l’importo soglia di tre volte l’assegno sociale vigente nell’anno del pensionamento.

Significa che nel 2024, i contribuenti che potrebbero andare in pensione grazie alla pensione anticipata contributiva, devono avere un trattamento alla data della liquidazione superiore a 1.603 euro lordi al mese, dato che l’assegno sociale nel 2024 è pari a 534,41 euro al mese.

Niente trattamento se sotto un determinato importo, ecco perché

Questa misura è pensata principalmente per soggetti che hanno avuto una retribuzione elevata e conseguenti versamenti alti nei loro 20 anni di contribuzione.

Tuttavia, per le donne che hanno avuto figli, questo limite è meno stringente.

Con la nascita di un figlio, ad esempio, la prestazione può essere liquidata se pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale, e con due o più figli basta superare 2,6 volte l’assegno sociale. Questo rappresenta un netto vantaggio, specialmente per chi ha solo 20 anni di versamenti.

Anche l’Ape sociale ha un limite di importo, ma non vale per il diritto alla pensione ma solo per il suo calcolo

Un’altra misura previdenziale che prevede un importo soglia è l’Ape sociale. Tuttavia, non si tratta di un importo minimo da raggiungere per andare in pensione, ma di un importo massimo che si può percepire con questa misura. Per accedere all’Ape sociale sono necessari 63,5 anni di età e 30 o 36 anni di contributi, a seconda della categoria.

L’importo massimo della pensione con questa misura non può superare i 1.500 euro al mese, un limite che rimane in vigore fino al raggiungimento dei 67 anni di età. L’Ape sociale è pensata come un trattamento di accompagnamento alla vera pensione per caregiver, invalidi, disoccupati o addetti ai lavori gravosi.

La prestazione massima è di 1.500 euro al mese e non è indicizzata all’inflazione, differendo sostanzialmente dalla pensione anticipata contributiva dove, con 36 anni di contributi, è molto probabile superare tale importo.

Quota 103, per tutti gli anni di anticipo pensione tagliata, ecco come

La pensione di quota 103 rappresenta un’altra misura con una soglia massima di pensione percepibile. Confermata anche per il 2024, questa misura ha subito un taglio rispetto al 2023. Con la quota 103, il pensionato non può percepire una prestazione superiore a quattro volte il trattamento minimo.

Nel 2024, questo importo è pari a 598,61 euro al mese, quindi la pensione lorda di quota 103 non può superare i 2.394,44 euro. Nel 2023, il limite era di 2.839,70 euro al mese, con il trattamento minimo fissato a 567,94 euro.

Anche in questo caso, parliamo di una pensione lorda e, con 41 anni di versamenti, non è difficile superare le cifre citate.

Tuttavia, anche per la quota 103 il taglio rimane in vigore fino al raggiungimento dei 67 anni di età. Momento in cui il pensionato ottiene il ricalcolo della prestazione, liberandosi di tale vincolo di importo.