La possibilità di innalzamento delle pensioni minime a 1.000 euro continua a essere un argomento dibattuto, soprattutto in questa delicata fase storica. Il partito guidato da Giorgia Meloni ha vinto le elezioni ed è pronto a guidare il nostro Paese nel corso dei prossimi anni. Un compito indubbiamente importante, soprattutto considerando che giungiamo da un periodo particolarmente difficile, che ha messo a dura prova la situazione finanziaria di molte famiglie.

Lo sanno bene i tanti pensionati che si ritrovano a vivere, nella maggior parte dei casi, con pensioni dall’importo talmente basso da risultare inadeguate a soddisfare anche le più basiche delle esigenze.

Sono in molti, quindi, a chiedersi se con il governo guidato da Giorgia Meloni si assisterà o meno a un aumento delle pensioni minime per giungere alla soglia dei 1.000 euro. Ecco cosa c’è da aspettarsi.

Pensioni minime a 1.000 euro: qual è la posizione di Giorgia Meloni

Abbiamo già visto che Fratelli d’Italia smentisce il ritorno della Fornero e per questo motivo nel 2023 non bisognerà aspettare 67 anni per andare in pensione.

A tal fine può rivelarsi utile ricordare quanto prospettato da Fratelli d’Italia con il suo programma elettorale. Ebbene, dando un’occhiata a quest’ultimo è possibile evincere che tra i pilastri da prendere in considerazione in vista di una futura riforma delle pensioni si annovera la volontà di garantire flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. Il tutto favorendo in questo modo il ricambio generazionale. Ma non solo, il programma di Fratelli d’Italia prospetta il:

“Ricalcolo, oltre un’elevata soglia, delle “pensioni d’oro” che non corrispondono a contributi effettivamente versati. Adeguamento delle pensioni minime e sociali, per restituire dignità alle persone che vivono difficoltà quotidiane e rischiano di finire ai margini della società”. 

Aumento dei trattamenti pensionistici minimi, sociali e di invalidità

Con Giorgia Meloni, quindi, si prospetta una revisione e un miglioramento sostanziale dell’importo delle pensioni minime, sociali e di invalidità.

Non vengono però forniti dati e indicazioni chiare su cifre e tempistiche previste per l’entrata in vigore dell’ipotetica revisione a favore dei cittadini meno abbienti.

Si evince comunque la volontà di andare incontro alle esigenze, soprattutto, dei tanti pensionati. Al momento, comunque, è ancora tutto allo studio e non è possibile dare nulla per scontato.

Non resta quindi che attendere ancora qualche settimana per vedere quali decisioni prenderà in merito il nuovo governo appena installato, in vista della prossima riforma delle pensioni. Il futuro del sistema previdenziale del nostro Paese è adesso in mano alla futura prima donna premier della Repubblica italiana. Chissà che questa volta “l’occhio” femminile e l’innata capacità di gestione economica insita nel dna delle donne possa davvero fare il miracolo che il nostro Paese aspetta ormai da decenni.