Le pensioni minime a 1.000 euro al mese sono un traguardo non difficile da raggiungere. Più di quanto si possa immaginare. Non per tutti ovviamente, ma per molti pensionati indigenti è un obiettivo che Silvio Berlusconi si era posto in campagna elettorale lo scorso anno per la legislatura in corso guidata dal centro-destra.

Ovviamente non si tratta di riconoscere 1.000 euro a tutti i pensionati indistintamente, ma solo ai più bisognosi. E già quest’anno possiamo accorgerci, in concreto, che non siamo distanti da tale obiettivo.

Complice anche l’inflazione che ha costretto lo Stato ad adeguare l’importo delle pensioni. Ma anche grazie al bonus della quattordicesima che fa salire il livello medio dei trattamenti.

Pensioni minime a 1.000 euro al mese

Ma analizziamo con ordine la situazione e facciamo due conti della serva per meglio capire in che direzione stiamo andando. Oggi le pensioni integrate al trattamento minimo valgono 563,74 euro al mese a cui si aggiunge un bonus per il 2023 e 2024 del 1,5% per gli under 75 e del 6,4% per gli over 75. A conti fatti, quindi, siamo rispettivamente a

  • 572,20 euro (aumento di 8,46 euro mensili);
  • 599,82 euro (aumento di 36,08 euro mensili).

Il prossimo anno, poi, per effetto della perequazione automatica detti trattamenti potrebbero salire di un altro 7-8%. Il che porterebbe i pensionati over 75 intorno a 650 euro al mese. Cifra ancora lontana dai 1.000 euro promessi da Berlusconi. Ma, grazie alla quattordicesima, ci si avvicina più rapidamente.

Quanto vale la quattordicesima sulla pensione

Come noto, a luglio 2023 l’Inps paga anche la quattordicesima sulle pensioni più basse. O meglio, sulle rendite inferiori a due volte il trattamento minimo di pensione. Sono esclusi i pensionati che prendono più di 1.127,48 euro al mese. Vi rientrano, pertanto, anche coloro che, compiuti i 64 anni, percepiscono la pensione minima e che sono circa 1,35 milioni di cittadini.

Ma quanto vale esattamente il bonus? Il calcolo avviene in base a due fattori.

Il primo attiene al numero degli anni di anzianità contributiva, il secondo riguarda i redditi annui percepiti. Per quanto riguarda la prima condizione, si tiene conto di chi ha fino a 15 anni di contributi versati (autonomi fino a 18 anni), di chi da 15 a 25 anni di contributi (autonomi fino a 28 anni) e di chi ha oltre 25 anni di versamenti (autonomi oltre 28 anni).

Quindi, a seconda della fascia di anzianità contributiva di appartenenza, è corrisposta una quattordicesima rispettivamente di 436,80 euro, di 546,00 euro o di 655,20 euro per redditi annui lordi fino a 10.992,93 euro. Per redditi annui più alti, ma non oltre i 14.657,24 euro, il pagamento della quattordicesima è, a seconda della fascia di anzianità contributiva di appartenenza, pari rispettivamente a 336 euro, 420 euro o 504 euro.

Pensioni minime

Spalmato il valore massimo della quattordicesima su dodici mensilità, si ottiene un bonus di quasi 55 euro al mese in più sulla pensione. Soldi che si vanno a sommare ai 600 già in godimento per gli over 75 portando l’assegno a quasi 650 euro al mese. Pertanto, non è difficile immaginare che entro la fine della legislatura, grazie alle rivalutazioni e alla quattordicesima, il governo Meloni riesca veramente a portare le pensioni minime a 1.000 euro al mese.

Se l’inflazione resta alta e la politica finora adottata dall’esecutivo di adottare una perequazione automatica più vantaggiosa per le pensioni minime e ha redditi bassi proseguirà, il traguardo sarà raggiunto. E senza nemmeno dover spingere troppo sull’acceleratore della spasa, stante il fatto che i pensionati over 75 e integrabili al trattamento minimo sono in calo.

Riassumendo…

  • Le pensioni minime a 1.000 euro sono un traguardo facilmente raggiungibile
  • La perequazione automatica è più vantaggiosa sulle pensioni minime
  • La quattordicesima contribuisce ad alzare l’importo della rendita