Le pensioni di invalidità civile aumentano fino a 651 euro al mese per tredici mensilità. Una misura tanto attesa dopo la sentenza della Corte Costituzionale dello scorso mese di giugno.

Il provvedimento è contenuto nel Dl di agosto, ma era stato anticipato già dal precedente decreto Rilancio e dal premier Giuseppe Conte che nella presentazione del decreto ha parlato di significativi incrementi rispetto ai circa 285 euro mensili attualmente previsti dalla legge.

Pensioni di invalidità civile, la sentenza della Corte Costituzionale

Come sancito dalla Corte Costituzionale, gli attuali assegni di assistenza erogati dall’Inps e spettanti agli invalidi civili totali sono troppo bassi perché “insufficienti a garantire il soddisfacimento delle elementari esigenze di vita”.

Una questione che per anni ha violato l’articolo 38 della Costituzione e che solo ora la Corte ha chiarito su ricorso da parte della Corte d’Appello di Torino che riteneva che – in base alla Carta – “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale“. Ma a chi spetta l’aumento? Secondo la nuova legge, spetta solo ed esclusivamente agli invalidi civili totali con invalidità accertata al 100%, oltre a ciechi, sordi e muti, cioè coloro che non sono in grado di lavorare e quindi di procurarsi i mezzi economici per vivere. La novità consiste nel riconoscere l’importo adeguato al milione di vecchie lire (516 euro) già a partire dal 18 esimo anno di età e non al solo compimento del 60 esimo, come previsto dalla normativa.

Quando saranno pagati i nuovi importi?

Ma quando arriveranno gli aumenti? Secondo la legge, gli aumenti dovrebbero scattare al momento dall’entrata in vigore del decreto legge appena varato dal governo. A tutti gli effetti, però, il nuovo assegno potrà essere erogato solo dopo che l’apposito fondo costituito con il decreto Rilancio (inizialmente da 46 milioni di euro) sarà reso disponibile e, soprattutto, dopo che l’Inps avrà emanato apposita circolare esplicativa.

Ci sarà quindi da attendere ancora un po’, sempre che il decreto, in fase di conversione in legge, non venga modificato nei termini di pagamento rischiando magari di andare a settembre piuttosto che a ottobre (il parlamento ha 60 giorni di tempo per convertire il testo in legge). In ogni caso i beneficiari avranno diritto agli arretrati fino ad agosto. Non è previsto il pagamento di ulteriori arretrati poiché la decisione della Corte Costituzionale non ha effetto retroattivo.

Il nuovo importo dell’assegno per gli invalidi al 100%

A oggi l’assegno per gli invalidi civili totali è di 285,66 euro a condizione di possedere un reddito personale non superiore a 16.814,34 euro annui. Questo sarà più che raddoppiato, a 651,50 euro, in base alle nuove disposizioni del legislatore per tutti coloro che hanno un’invalidità civile totale, sempre nei limiti di reddito di cui sopra. L’incremento sarà però condizionato alle vecchie regole previste dalla legge numero 448 del 2011 (“incremento al milione”, riferito alle vecchie lire) nei limiti di reddito personale stabiliti in euro 8.422,85 euro all’anno (14.396,72 euro se c’è anche il coniuge). Facile quindi che l’Inps chiederà agli aventi diritto una dichiarazione prima di riconoscere i nuovi importi anche a coloro che non hanno compiuto i 60 anni di età.

Per gli invalidi civili parziali non cambia nulla

Per gli invalidi civili con grado di invalidità inferiore al 100%, cioè con percentuale ricompresa fra 74% e 99% l’importo dell’assegno non subirà alcun incremento. Costoro continueranno a percepire l’assegno Inps pari a 285,66 euro. La Corte Costituzionale è infatti intervenuta solo a favore di coloro che risultano invalidi totali e cioè che non sono in grado di procurarsi mezzi economici per vivere e ai quali lo Stato deve assicurare una vita dignitosa.

In particolare i supremi giudici costituzionali hanno affermato che il cosiddetto “incremento al milione”, in base all’art. 12 della vecchia legge numero 118 del 1971, debba essere assicurato agli invalidi civili totali senza attendere il raggiungimento del sessantesimo anno di età. Quindi il legislatore è intervenuto, non tanto sull’importo dell’assegno spettante agli invalidi civili totali, quando sull’età anagrafica degli stessi. Perché se una persona è invalida civile (con accertamento definitivo da parte dell’inps) al 100% a 40 anni, lo sarà anche dopo i 60.