Gli anni di contributi previdenziali da versare hanno un’importanza fondamentale per quanto riguarda le pensioni. Infatti non c’è misura pensionistica che non abbia in un determinato numero di anni di contributi uno dei requisiti fondamentali per poter andare in pensione. Ci sono misure che prevedono un numero di contributi molto elevato da raggiungere, e si tratta delle misure di pensionamento anticipato alternative a quelle di vecchiaia.

Infatti le pensioni di vecchiaia ordinarie sono quelle che in linea di massima prevedono le carriere contributive inferiori.

Pensioni grazie ai versamenti volontari: come si fa e a chi conviene

Ma a prescindere dalla misura, o dal numero di anni di contributi che servono per una determinata misura, ci sarà sempre chi si troverà a non avere completato il requisito. Ecco perché l’INPS ha lo strumento adatto. Si tratta della prosecuzione volontaria, cioè dei contributi volontari.

“Buonasera, sono Daniela è da cinque anni ho perso il lavoro dopo essermi dimessa da una delle aziende metalmeccaniche più importanti d’Italia cioè dall’ex Fiat. Per questioni mie personali e familiari ho dovuto dire addio al mio lavoro e adesso mi trovo a 63 anni di età con 27 anni di contributi versati e non riesco a prendere nessuna forma di accesso alla pensione. Proprio perché ho pochi anni di contributi. Stavo pensando di passare ai contributi volontari. Mi spiegate come funziona, quando spenderei e se posso davvero arrivare almeno ai trent’anni di contributi versati in modo tale da poter andare in pensione con l’Ape sociale nel 2025 o nel 2026. Mi dicono infatti che posso pagare anche a rate i contributi volontari. Quindi vorrei sfruttare i volontari a rate ed in base all’importo della rata, pensare ad uscire nel 2025 o dopo.”

I contributi volontari, non sempre è la soluzione giusta

Versare i contributi autonomamente, cioè passare alla contribuzione volontaria è una possibilità che l’INPS dà ai lavoratori.

Su questo pochi dubbi perché effettivamente esiste la possibilità di proseguire autonomamente la propria contribuzione, versando di tasca propria.

In pratica i contribuenti che si trovano con delle carenze di contributi a tal punto da pensare a versarli autonomamente, possono farlo tranquillamente anche se non sempre l’operazione risulterà conveniente come vedremo successivamente. E probabilmente la nostra lettrice è in una di queste situazioni. Non tanto perché non farebbe bene a versare per aumentare il montante contributivo, ma perché non ha puntato la misura giusta come pensionamento. Il suo obiettivo è raggiungere una prestazione che non è detto ci sia ancora nel 2025 e nemmeno nel 2026.

Ape sociale, misura sempre in bilico

L’Ape sociale è una misura che il governo ha deciso di confermare per un altro anno proprio con l’ultima legge di Bilancio. Inasprendo i requisiti e portando l’età minima dai 63 anni di età previsti in origine ai 63 anni e 5 mesi di adesso. La proroga dell’Ape sta a dimostrare che si parla di una misura che tutto è tranne che fissa.

Bisogna ricordare che l’Ape sociale non è una misura strutturale e quindi non è fissa nel sistema come dimostra proprio la recente proroga. Infatti, anche se è nata nel 2017 e tutt’oggi funziona ancora, è una misura di accompagnamento alla pensione, che ogni anno scade. E che, come detto, ogni anno il governo proroga.

Non è detto però che il governo continuerà a prolungare la validità della misura. Soprattutto se alla fine si varerà una riforma delle pensioni degna di questo nome. Quindi, versare dei contributi volontari per completare i requisiti per una misura non sicura, non sembra essere la soluzione più saggia.

I contributi volontari secondo l’INPS

Sarebbe stato diverso se la nostra lettrice si fosse trovata con alcuni mesi o anni mancanti, dai 41,10 della pensione anticipata ordinaria per le donne.

Per gli uomini servono 42,10 anni di versamenti. In quel caso, dal momento che parliamo di misura strutturale, e dal momento che i requisiti dovrebbero essere gli stessi fino a fine 2026, l’operazione aveva il suo favore. Ma va considerato anche il genere di esborso che un contribuente dovrebbe sostenere per versare anche un solo anno di contributi pagando di tasca propria.

Come si legge sul sito dell’INPS, alla scheda dedicata a questo strumento, i contributi volontari sono tutte quelle tipologie di contributi che vengono versati su domanda dell’iscritto che vuole proseguire la contribuzione per raggiungere il diritto alla pensione o per aumentare l’importo in caso di interruzione o cessazione del rapporto di lavoro. L’INPS mette in risalto le due motivazioni che spingono un contribuente a pensare alla prosecuzione volontaria (andare in pensione o prendere una pensione più alta, nda).

Domanda e istruzioni INPS

La domanda per i contributi volontari deve essere presentata telematicamente all’INPS tramite le proprie credenziali SPID (oppure con CNS o CIE) o tramite i Patronati.
L’importo dei contributi è determinato dall’INPS in base all’aliquota vigente nel fondo a cui i versamenti sono indirizzati. Prima di iniziare a versare si deve essere autorizzati, e come spiega l’INPS, l’autorizzazione concessa non decade e anche se i versamenti vengono stoppati dal contribuente, possono essere ripresi in un momento successivo senza dover presentare nuova istanza.

I versamenti volontari possono dare diritto al contribuente, alla deduzione fiscale. Significa che i versamenti effettuati in un intero anno di imposta, possono essere scaricati dal reddito, diminuendo la base imponibile su cui si calcola l?IRPEF da pagare.