I primi effetti dello stop di quota 100 si fanno sentire sul numero di pensioni liquidate. Nei primi tre mesi del 2022, le prestazioni liquidate dall’Inps sono crollate del 19,8% rispetto allo stesso periodo del 2021.

La fine di quota 100 nel 2021 ha infatti prodotto un crollo delle domande di pensione anticipata. Anche se nel conteggio generale sono incluse le prestazioni di vecchiaia, invalidità e superstiti.

Crollano le pensioni nel 2022

Più nel dettaglio,secondo i dati riportati dal monitoraggio sui flussi di pensionamento dell’Inps, nei primi tre mesi del 2022 sono state erogate 180.757 nuove pensioni.

Cifra di gran lunga inferiore allo stesso periodo del 2021.

Allargando lo spettri dell’analisi quantitativa, il totale delle pensioni con decorrenza nel 2021 è di 860.501, per un importo medio mensile di 1.210 euro. Di queste, 480.999 sono riferite a donne, per un importo medio mensile di 1.024 euro, e 379.502 a uomini, con 1.446 euro mensili.

L’importo medio delle nuove pensioni decorrenti nel 2022 è di 1.242 euro con 832 euro per quelle di vecchiaia (compresi gli assegni sociali). La pensione media è di 1.447 euro al mese per il fondo lavoratori dipendenti, di 2.088 euro per la gestione dei pubblici e di 304 euro medi per i parasubordinati. Per gli autonomi la pensione media è di 856 euro.

Quota 100 e Quota 102

La fine di quota 100 (in pensione a 62 anni con 38 di contributi) ha indubbiamente frenato la corsa alla ritirata dal lavoro. Al suo posto, come noto, è stata introdotta quota 102 che prevede l’uscita a 64 anni, sempre con almeno 38 di contributi.

A differenza di quota 100, però, quota 102 darà la possibilità di andare in pensione anticipata solo a poche migliaia di lavoratori quest’anno. Secondo le stime di governo si tratta di poche migliaia di lavoratori che rientrano più che altro nelle classi 1957-1958-1959.

Dal prossimo anno, poi, in assenza di interventi legislativi, anche quota 102 sparirà lasciando il posto per tutti al pensionamento ordinario previsto dalle regole Fornero.

E cioè, uscita a 67 anni di età o, in alternativa, con 42 anni e 10 mesi di contributi (12 mesi in meno per le donne).