Le aspettative di vita crescono, ma meno del previsto. Una buona notizia per la popolazione italiana, fra le più longeve al mondo che conferma il generale livello di benessere nel nostro Paese. Un dato che però, non può non avere ripercussioni sulle pensioni Inps future e sulla spesa pensionistica in Italia, poiché l’età del pensionamento è legata alle aspettative di vita.

In particolare, l’Istat, cioè l’Istituto di Statistica, ha chiuso il biennio di analisi 2017-2018, confermando in meno di un mese in più, l’aumento della vita media degli italiani.

Un aumento inferiore alle premesse che ha di fatto, bloccato lo scatto in avanti dell’età pensionabile previsto nel 2021. Sicché fino al 2022 i requisiti anagrafici per andare in pensione di vecchiaia, secondo quanto disciplinato dalla riforma Fornero, resteranno invariati a 67 anni per uomini e donne.

Il miglioramento delle aspettative di vita

Ma come andranno le cose per chi oggi ha 30 anni e sta già lavorando? Se per chi si accinge a lasciare il lavoro con i requisiti previsti per la pensione di vecchiaia basteranno 67 anni di età fino al 2022, le cose cambieranno dal 2023 in avanti. Quasi sicuramente il miglioramento delle aspettative di vita comporterà un allungamento di 3 mesi dell’età pensionabile (le regole prevedono un adeguamento ogni due anni, agganciato all’aumento della longevità, da quantificare tramite apposito decreto), al punto che il 30 enne di oggi potrà andare in pensione nel 2058 non prima di aver raggiunto i 68 anni e 7 mesi di età. Secondo le stime di Progetica, società indipendente di consulenza in educazione e pianificazione finanziaria, assicurativa e previdenziale, l’allungamento della speranza di vita in Italia comporterà per forza di cose anche l’allungamento dell’età pensionabile penalizzando le nuove generazioni e chi ha iniziato a lavorare da poco.

Come saranno le pensioni future

Le pensioni future saranno penalizzate anche nella misura, oltre che sotto il profilo del maggior ritardo dal mondo del lavoro.

Il sistema di calcolo futuro dell’assegno per chi oggi ha 30 anni sarà interamente fatto col sistema contributivo che è penalizzante rispetto a quello retributivo e misto utilizzato dall’Inps per chi si sta accingendo ad andare in pensione. Le stime degli esperti portano a considerare per il 30 enne di oggi una pensione nel 2058 pari al 60-65% della retribuzione se versa costantemente i contributi come lavoratore subordinato. Ed è la prospettiva migliore, poiché chi vanterà rapporti di lavoro discontinuo, autonomo o in diverse gestioni Inps, la pensione in percentuale rispetto alla retribuzione media potrà scendere anche a un terzo. Sarà, quindi, necessario organizzarsi per ottenere una pensione integrativa, con tutti i rischi annessi e connessi a questi tipo di previdenza complementare privata.

In pensione dopo i 70 anni

Tornano all’età e alle aspettative di vita, chi deve preoccuparsi maggiormente oggi sono i giovani lavoratori per i quali le aspettative di vita cresceranno di più e quindi saranno chiamati a prolungare maggiormente la permanenza al lavoro. Così, ad esempio, per un sessantenne l’età della pensione potrebbe oscillare tra i 67 anni e 4 mesi e i 67 anni e 11 mesi al massimo, ma per un 20 enne le proiezioni di Progetica sulla speranza di vita implicano una forbice molto ampia, di oltre cinque anni. In base all’evoluzione della longevità nei prossimi decenni, un ragazzo nato nel 1999, nella migliore delle ipotesi, potrà andare in pensione a 69 anni e un mese oppure, nella peggiore, a 74 anni e due mesi,