La prossima legge di Bilancio avrà delle dotazioni pari a 40 miliardi di euro. Una cifra enorme, che però va ripartita tra le tante priorità che il governo deve affrontare in questa fase. Per esempio, per le pensioni saranno probabilmente 4 miliardi la parte di dotazioni che finiranno in quel pacchetto. Poco sostengono coloro che reputano la riforma delle pensioni una priorità. Ma va detto che nel pacchetto, le dotazioni saranno utilizzate per alcune proroghe alle misure preesistenti ma in scadenza e pure per la perequazione delle pensioni al tasso di inflazione.

Perché evidentemente il governo ha altre urgenze, tra cui la riforma del Fisco. C’è un particolare provvedimento inserito in questa riforma fiscale, almeno stando alla legge delega che in queste settimane sta ultimando il suo iter. La rimodulazione degli scaglioni IRPEF che finirà con il sortire un effetto positivo sullo stipendio dei lavoratori, ma anche sulle pensioni. Ecco cosa e chi ci guadagnerà da questa grande novità fiscale.

“Salve, volevo capire come funziona il meccanismo dell’IRPEF, perché dalla mia busta paga non ci capisco nulla. Avendo 25.000 euro di stipendio all’anno, mi spiegate come mi calcolano l’IRPEF? ve lo chiedo perché voglio capire cosa cambia per me in base al mio reddito, con il nuovo scaglione IRPEF che se non sbaglio agevola chi ha redditi fino a 28.000 euro. Cosa mi entra in più di stipendio?”

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La riforma del Fisco ha al suo interno anche il progetto di rimodulazione degli scaglioni IRPEF. Progetto significa che nulla è ancora certo, anche se appare probabile che il governo prosegua sulla sua strada e porti gli attuali 4 scaglioni IRPEF a diventare 3. L’indirizzo dell’esecutivo è quello di arrivare un giorno allo scaglione unico, con le imposte che si pagheranno soprattutto alla luce della composizione del nucleo familiare e ad altre problematiche del contribuente e non solo come oggi in base al reddito.

Un lungo percorso attende i legislatori, come si evince anche da ciò che è successo quest’anno, quando con l’ultima legge di Bilancio furono modificate già le aliquote.

Breve cronistoria recente dell’IRPEF, dalla manovra 2023 alla nuova riforma fiscale

Possiamo partire con il fare una breve cronistoria di ciò che è accaduto all’IRPEF nel 2023 per anticipare cosa probabilmente accadrà nel 2024. Dopo la legge di Bilancio 2023, gli scaglioni IRPEF da 5 diventarono 4. Fino all’anno di imposta 2021 gli scaglioni erano:

  • 23% sui redditi fino a 15.000 euro;
  • 27% sui redditi da 15.001 euro e fino a 28.000 euro;
  • 38% sui redditi da 28.001 euro e fino a 55.000 euro;
  • 41% sui redditi da 55.001 euro e fino a 75.000 euro;
  • 43% per redditi a partire da 75.001 euro.

Il meccanismo impositivo era e resterà quello progressivo, con l’aliquota minima al 23% che viene applicata a tutti i contribuenti per i primi 15.000 euro di reddito, quella del secondo scaglione solo per la parte eccedente il primo scaglione e fino all’importo a partire dal quale si applica l’aliquota del terzo scaglione e così via. Prendendo ad esempio gli scaglioni validi fino al 2021, un contribuente con 50.000 euro di reddito subiva la seguente tassazione:

  • 23% su 15.000 euro;
  • 27% su 13.000 euro (da 15.001 a 28.000 euro);
  • 38% su 22.000 euro (da 28.001 a 50.000).

Le modifiche 2023 ed i vantaggi che hanno introdotto

Nel 2023 con l’ultima legge di Stabilità gli scaglioni sono diventati 4. Con notevoli vantaggi a partire dai redditi rientranti nel secondo scaglione e con penalizzazioni per i redditi superiori a 50.000 euro. Infatti gli scaglioni vigenti oggi, che hanno impattato sui redditi dell’anno di imposta 2022 sono:

  • 23% per i redditi fino a 15.000 euro;
  • 25% sui redditi da 15.001 a 28.000 euro;
  • 35% sui redditi da 28.001 a 50.000 euro;
  • 43% sui redditi a partire da 50.001 euro.

Sulla parte eccedente 15.000 euro e fino a 28.000 euro i contribuenti hanno pagato 2 punti percentuali in meno di aliquota IRPEF.

Invece, sono stati 3 punti percentuali in meno per la fascia da 28.001 a 50.000 euro mentre l’aliquota massima del 43% che fino al 2021 ha gravato per redditi superiori a 75.000 euro, ha iniziato ad impattare su quelli a partire dai 50.001 euro.

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Nel 2024 invece, se la legge di Bilancio confermerà quanto previsto nella delega fiscale, i nuovi scaglioni saranno 3. Salterà il secondo scaglione, con i contribuenti che pagheranno di IRPEF sempre il 23% fino a 28.000 euro e non più solo fino a 15.000. Infatti l’ultima ipotesi reca i seguenti scaglioni:

  • 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% per i redditi da 28.001 a 50.000 euro;
  • 43% per i redditi a partire da 50.001 euro.

Questo significa che solo sull’IRPEF il lavoratore ed il pensionato che ha redditi pari esattamente a 28.000 euro, guadagnerà 260 euro. Infatti anziché pagare il 25% sui 13.000 euro compresi tra i 15.001 ed i 28.000 euro del suo reddito, il contribuente verserà il 23%. Un guadagno che comunque avranno anche i contribuenti con redditi superiori vista la progressività dell’imposizione come spiegato in precedenza. Resta il fatto che per redditi tra i 15.001 ed i 28.000, nello stretto giro di due anni e di due manovre finanziarie, l’IRPEF dovuta scenderebbe di 4 punti percentuali. Ai 2 punti in meno della rimodulazione 2023 (dal 27% al 25%), si aggiungono i due punti di quest’anno (dal 25% al 23%). Di IRPEF su questa fascia di reddito i contribuenti fino all’anno di imposta 2021 versavano 3.510 euro. Nel 2022 si è passati a 3.250 euro e con la nuova IRPEF si scende a 2.990. Un guadagno totale di 520 euro quindi di minori tasse da versare.

Poco tutelati come guadagno, i redditi più bassi sull’IRPEF recuperano poco

Se c’è una cosa che si contesta all’indirizzo che sta prendendo la riforma dell’IRPEF questa cosa è la poca tutela alle fasce più povere della popolazione. Fermo restando il fatto che chi ha redditi fino a 15.000 euro, pagava il 23% e continuerà a pagare sempre il 23%, anche con redditi di poco superiori il guadagno è minimo.

Prendiamo ad esempio un lavoratore con 16.000 euro di reddito. Sui mille euro eccedenti i 15.000 del primo scaglione, si versavano 250 euro e adesso se ne verseranno 230. Così come nel 2021 si versavano 270 euro e nel 2022, solo 250 euro. Un recupero totale di 40 euro all’anno, troppo poco per rendere la rimodulazione vantaggiosa.