Alcune misure consentono alle lavoratrici di andare in pensione prima rispetto ai lavoratori, e i vantaggi aumentano per quelle che hanno avuto figli. Di seguito una guida sintetica a questi vantaggi, una sorta di vademecum per rispondere ai quesiti sulle modalità di accesso alle pensioni per le donne con figli nel 2024, data l’elevato interesse da parte delle lavoratrici.

Lavoratrici con figli, notevoli i vantaggi, e anche nel 2024

Una misura che consente di andare in pensione prima è senza dubbio la pensione anticipata contributiva.

Questa misura, come suggerisce il nome, riguarda i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi dopo l’entrata in vigore del sistema contributivo, ovvero dopo il 31 dicembre 1995.

Questa opzione è generalmente più vantaggiosa per le donne, soprattutto in alcune circostanze. Infatti, per le donne con figli, uno dei requisiti per accedere alle pensioni anticipate contributive è più facile da raggiungere rispetto ai colleghi maschi o alle colleghe senza figli, per i quali l’importo minimo della pensione deve essere più alto.

La misura garantisce la pensione a partire dai 64 anni di età con almeno 20 anni di contributi versati e richiede che la pensione liquidata non sia inferiore a tre volte l’assegno sociale.

Le donne in quiescenza prima, ecco perché ci sono molte agevolazioni da sfruttare

Per accedere alla pensione a 64 anni, gli interessati devono assicurarsi che la pensione liquidata non sia inferiore a 1.603,23 euro. Tuttavia, per le lavoratrici con figli, il vantaggio è che possono ottenere la pensione anche con importi inferiori.

Coloro che hanno avuto due o più figli possono accedere alla pensione anticipata contributiva a 64 anni e con 20 anni di contributi versati, con un assegno non inferiore a 1.389,466 euro, ovvero 2,6 volte l’assegno sociale. Per quelle con un solo figlio, la pensione non deve essere inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale, equivalente a 1.496,35 euro.

Ecco gli altri vantaggi sulle pensioni per le donne e soprattutto per le madri

Dal 2023, con l’opzione donna, sono iniziate le distinzioni tra lavoratrici con e senza figli.

Fino al 2022, la misura non faceva distinzioni, prevedendo solo un anno in più di età anagrafica per le lavoratrici autonome. Le lavoratrici con opzione donna potevano uscire a 58 anni se dipendenti e a 59 anni se autonome, con almeno 35 anni di contributi versati.

Opzione donna oggi, ecco i vantaggi e per chi sono

La misura è ora fruibile solo da chi rientra tra le caregiver, le invalide, le licenziate o le assunte in aziende con tavoli di crisi avviati. L’età di uscita è stata aumentata a 60 anni nel 2023 e a 61 anni nel 2024.

Le lavoratrici che hanno compiuto 59 anni nel 2023, con almeno 35 anni di contributi versati, possono andare in pensione a 59 anni solo se licenziate, in aziende in crisi, invalide o caregiver con almeno due figli. Con un solo figlio, le invalide e le caregiver possono andare in pensione a 60 anni. Ma solo se entro il 31 dicembre 2023 hanno completato 35 anni di contributi e compiuto 60 anni.

Anche un riscatto della maternità, ecco quando è ammesso

La legge Dini, che ha introdotto il sistema contributivo, prevede agevolazioni per le donne che, avendo avuto figli, possono beneficiare di uno sconto di 4 mesi per ogni figlio. Fino a un massimo di 12 mesi per le pensioni di vecchiaia.

Una donna con quattro figli può quindi accedere alla pensione di vecchiaia a 66 anni invece di 67. Grazie allo sconto di 4 mesi per figlio sull’età pensionabile. Inoltre, per le donne che si trovano a pochi mesi dalla pensione ma mancano di alcuni contributi, è possibile ottenere contributi figurativi per ogni nascita.

Il diritto alla pensione ma anche la misura della prestazione

La normativa prevede che le lavoratrici senza occupazione al momento della maternità possano riscattare i periodi di maternità, purché abbiano almeno 5 anni di versamenti.

Il riscatto della maternità è consentito fino a un massimo di 22 settimane per figlio avuto al di fuori del rapporto di lavoro.

Questo periodo corrisponde all’astensione obbligatoria per le lavoratrici che diventano madri durante il rapporto di lavoro. Questo vantaggio non solo contribuisce al diritto alla pensione ma influisce anche sulla misura del trattamento pensionistico.