Il collegamento delle pensioni con l’aspettativa di vita è ciò che non permette a tutti i lavoratori di programmare la loro uscita futura. Sulle pensioni pende una sorta di “spada di Damocle”: l’aspettativa di vita. Che in genere produce un incremento dei requisiti di accesso alle pensioni che così si allontanano nel tempo. Una cosa questa che riguarda la stragrande maggioranza delle prestazioni previdenziali pagate dall’INPS. Ed è una cosa con cui presto dovranno fare i conti i lavoratori.

Soprattutto quelli che in pensione sperano di andarci dopo il 2024. Un caso eloquente è quello che ci presenta un nostro lettore.

“Gentile esperto, il mio nome è Massimo e vengo da Roma. Ho sempre lavorato, ho 60 anni di età e circa 38 anni di contributi, e forse qualcosa in più. Contavo di andare in pensione nel 2027, naturalmente continuando a lavorare. Solo che adesso sto leggendo in giro che dal 2027 i requisiti per la pensione anticipata saliranno. A conti fatti dovrebbe essere tra i due e i tre mesi questo aumento per l’aspettativa di vita. E se non erro, c’è pure una finestra mobile di tre mesi da attendere.

In pratica finirò con il poter andare in pensione solo nel 2028, lavorando di più quindi. Mi sembra come il gatto che si morde la coda, perché più mi avvicino alla pensione più questa si allontana. Mi dite più o meno quando avrò la certezza di poter andare in pensione io, con le mie condizioni anagrafiche e contributive?”

Pensioni anticipate, ecco da quando i requisiti per lasciare il lavoro peggioreranno

L’ultimo scatto a livello di requisiti per le pensioni collegati all’aspettativa di vita si è verificato nel 2019. Fu a partire da quell’anno che le pensioni di vecchiaia sono passate da 66 anni e 7 mesi di età a 67 anni. Questa età diventò l’età pensionabile in vigore ancora oggi, valida sia per le pensioni di vecchiaia che per le deroghe Amato, per le opzioni contributive e pure per l’assegno sociale.

Sempre a partire dal 2019 le pensioni anticipate ordinarie arrivarono a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne. Poi è stato deciso di congelare questi incrementi dei requisiti per le pensioni ordinarie in Italia fino al 2026.

In altri termini, non sono previsti incrementi dei requisiti sia per le pensioni di vecchiaia che per quelle anticipate fino all’anno 2026. Questo vuol dire che dal 2027 si dà già per scontato un nuovo incremento dei requisiti che dovrebbe essere di due o massimo tre mesi. Ed è questo quello a cui fa riferimento il nostro lettore che, puntando al 2027 come anno di pensionamento anticipato, rischia di dover attendere qualche mese in più.

Le finestre sono un modo per allontanare le uscite anche senza inasprire i requisiti

A dire il vero nonostante i requisiti per le pensioni di vecchiaia e anticipate sono, di fatto, congelati fino al 2026, per le pensioni anticipate è stato introdotto il meccanismo della finestra mobile. Una novità che porta le pensioni a essere fruibili solo decorsi tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti. In buona sostanza, pur non aumentando i requisiti per accedere alla pensione anticipata ordinaria, di fatto i lavoratori si trovano a dover attendere tre mesi in più per la decorrenza del loro trattamento previdenziale.

Il nostro lettore quindi nel 2027 dovrebbe trovarsi con due o tre mesi in più di lavoro da svolgere e oltretutto a dover attendere anche i tre mesi di finestra per poter finalmente dire di essere effettivamente in pensione. Dire che le finestre sono un modo per allontanare le uscite anche senza inasprire i requisiti non è certo una cosa sbagliata.

Cosa accadrà alle pensioni a partire dal 2027

Il problema della finestra di uscita per le pensioni e di decorrenza del trattamento è un problema che già i lavoratori quest’anno hanno avuto.

A tal punto che la maggior parte dei lavoratori che escono con la pensione anticipata ordinaria lo fanno solo nel momento in cui  raggiungono 43 anni e 1 mese di contributi versati.

Nei tre mesi di finestra infatti il lavoratore può continuare a lavorare e, anzi, questa è la scelta che va per la maggiore. Perché altrimenti si correrebbe il rischio di restare tre mesi senza stipendio e senza trattamento pensionistico. E i contribuenti che hanno bisogno di soldi, e sono la maggior parte, non trovano conveniente uscire dal lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi aspettando la decorrenza del trattamento previdenziale, cioè tre mesi senza alcun reddito.

Biennio dopo biennio, pensioni sempre più lontane

Ricapitolando, dal 2027 probabilmente ripartirà il collegamento delle prestazioni pensionistiche con l’aspettativa di vita. Questo riguarderà le già citate pensioni anticipate ordinarie che quindi dovrebbero salire quanto meno a 43 anni di contributi versati per gli uomini e 42 anni di contributi versati per le donne. Salirà però anche l’età pensionabile per la quiescenza di vecchiaia che dovrebbe passare dai 67 anni attuali ai 67 anni e 2 mesi proprio dal 2027.

E poi si ripartirà con gli scatti biennali perché stando alla situazione attuale ogni due anni ci sarà il nuovo scatto. E dovrebbe essere di due mesi per volta, biennio dopo biennio. Perché dopo l’aumento del 2027 valido anche per il 2028, si passerà allo scatto del 2029 valido per il 2030 e così via.