Una cosa ormai che non può essere negata è che sia la pensione con quota 103 che l’Ape sociale sono diventate due misure ricche di limitazioni e di vincoli. Infatti se c’è da usare una definizione per quanto fatto dal nostro esecutivo non può che essere inasprimento. È vero che parliamo di due misure che sarebbero dovute cessare il 31 dicembre 2023 ma che il governo ha deciso di prorogare. Quindi bisogna già essere contenti di quanto ha fatto l’esecutivo Meloni. Ma è anche vero che le proroghe sono state ricche di peggioramenti in entrambi i casi.

Alcuni di questi peggioramenti però sono soltanto temporanei e quindi durano solo per qualche anno e poi spariscono.

“Buongiorno, sono Piero un lavoratore di 66 anni che in pratica si trova dinanzi a una autentico bivio? Purtroppo ho perso il lavoro e alla mia età difficilmente ne troverò un altro. Ecco perché stavo pensando alla quota 103 visto che ho 41 anni di contributi versati completi. Il dubbio però riguarda le penalizzazioni della misura. Corro per caso il rischio di perdere per sempre dei soldi o fino a quando compio 67 anni di età? Non ho capito bene questo, grazie.”

Pensione anticipata provvisoria? Ecco cosa succede dopo quota 103 o l’Ape sociale

Come dicevamo la quota 103 è stata confermata dalla legge di Bilancio ma con qualche novità rispetto alla versione del 2023. Lo stesso è accaduto all’Ape sociale, con alcune limitazioni introdotte a partire dall’età di uscita. Prima di addentrarci da un punto di vista tecnico nella misura di cui ci chiede il nostro lettore, e quindi fornirgli una risposta quando più attendibile possibile, meglio partire dall’esame dei vincoli introdotti.

La nuova quota 103, tra tagli e calcoli limitativi

La quota 103 è una misura che fino al 2023 prevedeva un calcolo misto, ovvero retributivo e contributivo insieme. Infatti era una misura assoggettata al calcolo misto della prestazione come qualsiasi altra misura ordinaria.

Nel 2024 invece la misura è diventata totalmente contributiva. Senza andare nello specifico delle due diverse tipologie di calcolo del trattamento, questo significa che il pensionato che sfrutta la misura quest’anno rispetto a chi l’ha sfruttata l’anno scorso perde circa il 30% di assegno.

Inoltre fino al 2023 la quota 103 poteva arrivare come importo massimo a cinque volte il trattamento minimo valido nell’anno di uscita. Nel 2024 questa soglia è scesa a quattro volte il trattamento minimo. Infine le finestre della decorrenza delle prestazioni sono passate, da tre e sei mesi rispettivamente per lavoratori del settore privato e lavoratori del pubblico impiego, a sette e nove mesi.

All’Ape sociale non è andata meglio

Stesso discorso per l’Ape sociale, cioè la misura destinata a invalidi, caregiver, disoccupati e lavori gravosi. La misura fino al 2023 si prendeva con 30 o 36 anni di contributi versati in base alla categoria di appartenenza (e per ceramisti ed edili a 32 anni di contribuzione) ed a partire dai 63 anni di età. Nel 2024 l’età di uscita sale a 63 anni e 5 mesi. Inoltre i lavori gravosi che danno diritto alla misura sono tornati ai 15 iniziali e per gli edili è sparito il vantaggio dei 32 anni di contribuzione prima citato.

L’importo massimo della prestazione che si può prendere con l’Ape sociale è pari a 1.500 euro al mese. Sia la quota 103 che l’Ape sociale prevedono il divieto di cumulo dei redditi da lavoro con i redditi da pensione. A eccezione delle attività lavorative che rientrano nel perimetro del lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo. E questo per l’Ape sociale è una novità del 2024.

Vincoli e limiti a termine o no sulle pensioni anticipate?

Tutti questi vincoli e tutte queste limitazioni per entrambe le misure finiscono con l’incidere sicuramente in maniera negativa sulla appetibilità di entrambe.

Il nostro lettore lo dimostra avanzando più di qualche dubbio sulla quota 103.

Il lettore però potrebbe essere benissimo considerato un “disperato” perché si trova senza lavoro e quindi privo di reddito a tal punto da poter anche pensare di accedere a delle misure nonostante le penalizzazioni. Lui rientra nel perimetro della quota 103 al 100%. Ma bisognerebbe verificare eventualmente anche il suo diritto all’Ape sociale. Come età e contributi ci siamo, ma bisognerebbe verificare se rientra in una delle quattro categorie prima citate.

Perché prendere l’Ape sociale potrebbe essere più vantaggioso visto che si tratta di prendere una prestazione solo per qualche mese fino ai 67 anni di età. Innanzitutto va detto, per il lettore, che scegliere una delle due misure non è esente da penalizzazioni. Per quota 103 la situazione è ben più grave. Questo per le già citate novità introdotte a partire dal ricalcolo contributivo della prestazione.

Il calcolo contributivo delle pensioni quota 103 dura per sempre

Il vero ostacolo che troverà il lettore se mai deciderà di accettare la quota 103, è il ricalcolo contributivo della pensione. Questo ricalcolo durerà in eterno e quindi il nostro lettore per un anno di anticipo rispetto alla pensione anticipata a 42 anni 10 mesi, o alla pensione di vecchiaia a 67 anni, la penalizzazione sarà per sempre. Discorso diverso invece per il limite delle quattro volte il trattamento minimo.

In questo caso tale vincolo dura fino ai 67 anni di età e pertanto se il nostro lettore ha diritto a una prestazione più alta di quattro volte il minimo, subirà questa penalizzazione soltanto per un anno cioè fin quando arriva all’età pensionabile per la pensione di vecchiaia. In pratica la stessa sorte che capita a chi sceglie l’Ape sociale e anticipa la pensione a partire dai 63 anni e 5 mesi di età.

Infatti sia il vicolo dell’importo massimo della pensione fissato a 1.500 euro che tutte le altre limitazioni dell’Ape sociale durano esattamente fino a 67 anni di età.

Anzi l’Ape sociale a 67 anni decade e cessa di essere erogata al pensionato. Quest’ultimo infatti è tenuto a presentare la domanda di pensione di vecchiaia e quindi a passare alla misura definitiva di pensione a lui spettante.

A 67 anni cambia molto sulle pensioni anticipate con l’APE o la quota 103

Rispondendo al nostro lettore quindi, il suggerimento sarebbe di trovare un’alternativa al pensionamento immediato con quota 103, proprio perché si porterebbe dietro una grave penalizzazione di assegno. Una penalizzazione che sarebbe meglio evitare, soprattutto perché lui si trova a solo 12 mesi da una pensione di vecchiaia certa a 67 anni e soprattutto, senza limitazione alcuna. Se proprio deve, potrebbe verificare se ha diritto all’Ape sociale, perché tutte le limitazioni della misura cessano una volta arrivati a 67 anni.

In pratica un lavoratore una volta presa la vera pensione di vecchiaia torna ad essere beneficiario di maggiorazioni sociali, assegni per il nucleo familiare, tredicesima. E la pensione torna a essere adeguata al tasso di inflazione ogni anno e diventa pure reversibile. Queste infatti sono tutte le altre limitazioni che ha l’Ape sociale rispetto a una classica pensione ordinaria, ma sono temporanee.