Solo un lavoratore su due è andato in pensione con Quota 102 nel 2022. E, a quanto pare, anche per Quota 103 non c’è da aspettarsi risultati diversi per quest’anno. Le uscite attese sono stimate in 44 mila lavoratori, ma finora hanno aderito meno della metà degli aventi diritto.

A dire il vero, anche Quota 100 non è stato un gran successo, tuttavia i numeri sono molto più grandi rispetto alle deroghe Fornero introdotte dal governo. Durante il triennio di sperimentazione di Quota 100 (in pensione a 62 anni con 38 di contributi), solo un lavoratore su tre ha lasciato il lavoro.

Con Quota 102 e 103 pensioni anticipate in frenata

Tendenzialmente con la fine di Quota 100 e l’arrivo di Quota 102 e Quota 103 c’è stata una frenata delle pensioni anticipate. Al contrario, Opzione Donna ha ricevuto un impulso maggiore lo scorso anno, prima che l’accesso delle lavoratrici fosse ristretto dalla legge di bilancio 2023.

Più in dettaglio, per le uscite anticipate con Quota 102 e Quota 103 con decorrenza primo trimestre 2023, rappresentano meno del 30% del totale dei trattamenti erogati dall’Inps, anche se la percentuale sale al 36% per la gestione dei lavoratori dipendenti e al 44% per quella dei dipendenti pubblici. Nel confronto con lo stesso periodo del 2022 il calo è del 38 per cento.

Il dato emerge dal Rapporto 2023 sul Coordinamento della finanza pubblica presentato dalla Corte dei Conti il 25 maggio scorso. Con attenzione riservata alla disamina delle spese per la previdenza, per l’assistenza e per la sanità.

Le Quote hanno fatto flop

In buona sostanza, quindi, le uscite anticipate con le Quote hanno fatto flop. Secondo i dati Inps, le domande di pensione con Quota 100 accolte tra il 2019 e il 2021 sono state poco meno di 380 mila. Per una spesa effettiva prevista fino al 2025 di circa 23,2 miliardi di euro. Il numero delle domande – scrive l’Inps – risulta

ampiamente al di sotto di quelle attese” e l’importo è “inferiore di circa 10 miliardi rispetto ai 33,5 stanziati dal DL 4/2019“.

Il trend è riscontrabile anche per Quota 102 e lo sarà per Quota 103, anche se mancano ancora dati importanti all’appello per via delle pensioni le ancora non liquidate e per le quali i lavoratori hanno maturato e cristallizzato il diritto. Nel complesso, secondo le previsioni Inps, si potrà arrivare prossimamente al massimo a 500 mila pensioni anticipate.

Pensioni con le Quote: le ragioni dell’insuccesso

Viene ora da domandarsi le ragioni di tale insuccesso. Ogni giorno ci si lamenta che si va in pensione troppo tardi, salvo poi scoprire che gli italiani preferiscono restare al lavoro più a lungo. Secondo gli esperti di previdenza, il motivo è riconducibile unicamente a ragioni economiche. Quota 100 prevede il pensionamento a 62 anni di età con almeno 38 di contributi. A quell’età la pensione è più bassa che a 67 anni (vecchiaia) e si perde in media il 5,2% per ogni anno di anticipo.

Lo stesso dicasi per Quota 103, mentre per Quota 102 l’età anagrafica è di 64 anni (con 38 di contributi), ma ha interessato poche migliaia di lavoratori. Anche perché molti avevano approfittato dell’uscita con Quota 100.

Ma, soprattutto, con le Quote scatta il divieto di lavorare. Il pensionato non può più percepire redditi da lavoro fino a 67 anni, pena la sospensione dell’assegno. E per gli autonomi e i liberi professionisti è sicuramente una pesante penalizzazione, confermata anche dai numeri. La maggior parte delle richieste arriva, infatti, dai lavoratori dipendenti e in particolare da quelli pubblici che rappresentano il 31% del totale e percepiscono una pensione mediamente più alta.

Riassumendo…

  • Diminuiscono le pensioni anticipate con Quota 102 e Quota 103.
  • Secondo la Corte dei Conti, le richieste sono calate del 38 per cento.
  • La pensione liquidata con le Quote è più bassa di quella ordinaria a 67 anni.
  • Con le uscite anticipate non si può più lavorare fino a 67 anni.