La pensione anticipata contributiva è una misura valida e strutturale del sistema. Non va in scadenza e quindi può essere presa anche da chi completa i requisiti prescritti nel 2024. Non serve una riforma del sistema, non servono nuove misure e nemmeno le proroghe di alcune misure in scadenza. Tra 2023 e 2024 la pensione anticipata contributiva è una possibilità per le classi 1959 e 1960. Perché parliamo di pensioni a partire dai 64 anni di età. E la misura può anche essere una scelta del lavoratore, visto che basta optare per il calcolo contributivo in alcuni casi.

“Buonasera, sono Renè, lavoratore con 24 anni di contributi e 64 anni di età compiuti l’altro ieri. Volevo capire se era possibile andare in pensione con l’anticipata contributiva. Mi spiegate che requisiti servono e se è il mio caso?”

“Salve a tutti, sono una lavoratrice dipendente che nel 2024 terminerà l’attività di lavoro per chiusura dell’azienda per cui lavoro. A febbraio compio 64 anni di età ed ho circa 22 anni di contributi tra quelli da dipendente e quelli nella Gestione Separata. Ho cominciato a lavorare come commessa in un negozio nel 1993 e poi sono passata a lavorare come autonoma per un paio di anni. Dopo di ché sono stata assunta nella fabbrica dove lavoro oggi e dove lavorerò fino al 31 dicembre. Posso andare in pensione con l’anticipata contributiva?”

Pensioni anticipate contributive? ecco la guida e i requisiti per i nati nel 1959 e 1960

Nel 2023 compiono 64 anni di età i nati nel 1959. Nel 2024 invece compiranno questa età i nati nel 1960. Partendo da questa evidente ovvietà, possiamo dire che le cose che accomunano queste due classi di nascita sono che entrambe possono, a determinate condizioni, entrare nella pensione anticipata contributiva. Infatti la misura riguarda quanti hanno almeno 64 anni di età, almeno 20 anni di contributi versati e una pensione pari a 2,8 volte l’assegno sociale valido nell’anno di riferimento della pensione.

Per chi è nato nel 1959 e compie 64 anni di età con 20 di contributi nel 2023, significa una pensione di circa 1.410 euro al mese.

Questo perché oggi è confermato il dato 2023 sull’assegno sociale che di importo è pari a 503,27 euro al mese. Nel 2024 questo importo cambierà, aumentando senza dubbio per via dell’incremento del costo della vita certificato dall’ISTAT. Per questo non è possibile capire che importo di pensione occorrerà raggiungere da chi è nato nel 1960. Cioè da chi sono nel 2024 compirà 64 anni di età.

La data di avvio dei versamenti contributi è importante, ma spesso non basta solo questo

La pensione anticipata contributiva, come si capisce bene già dal nome della misura, è una pensione che sta dentro il sistema contributivo. Perché non riguarda chi ha versamenti in epoca retributiva. Dal 1996 infatti è entrato in vigore il sistema contributivo per via della riforma delle pensioni di Lamberto Dini. Significa che il 1996 diventa l’anno di demarcazione tra due epoche previdenziali. Prima il sistema era retributivo, con pensioni basate appunto sulle retribuzioni percepite durante la carriera ed in special modo negli ultimi anni di carriera. Con il contributivo il sistema ha dato maggiore peso ai contributi effettivamente versati. Ma la demarcazione ha riguardato anche i lavoratori come regole di accesso alle pensioni. Perché tra chi ha iniziato a lavorare prima e chi dopo il passaggio al sistema contributivo, cambiano le regole e cambiano in alcuni casi anche le misure.

L’opzione Dini e la pensione anticipata contributiva anche per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996

Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 è, in gergo, un contributivo puro. Ed è il lavoratore a cui si applicano le regole della pensione anticipata contributiva, sempre che risponda a tutti i requisiti prima citati. Compreso naturalmente quello dell’importo minimo della pensione che andrebbe raggiunto alla data del primo rateo percepito.

Ma chi ha versato anche in epoca retributiva può godere del medesimo trattamento se sceglie l’opzione contributiva. In pratica, se sceglie di passare al calcolo della pensione con il sistema contributivo. Una facoltà che riguarda però solo alcuni lavoratori, che devono avere determinati e specifici requisiti.

Infatti, serve che l’interessato abbia meno di  di 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995. Inoltre è necessario che ci siano almeno 15 anni di contributi (la pensione in questo caso viene definita quindicenni). E di questi, almeno 5 anni devono essere successivi al 31 dicembre 1995. Fermo restando l’importo minimo della pensione che deve essere pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale, serve almeno un mese di versamenti nella Gestione Separata INPS.

Cos’è la Gestione Separata INPS

Si parla spesso di Gestione Separata INPS, ma spesso ci sono lavoratori che non sanno di cosa si parla. E altrettanto spesso ci sono lavoratori che non sanno di avere dei versamenti in quella Gestione, considerando la loro carriera come fosse stata sempre con iscrizione al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti INPS (FLPD). Proprio dal 1996 infatti, i cosiddetti parasubordinati hanno avuto la facoltà di iscrizione presso un fondo a parte rispetto al FLPD. E questo fondo è proprio la Gestione Separata INPS.

L’iscrizione a questo fondo riguarda per esempio i lavoratori con contratti di collaborazione coordinata continuativa (cosiddetti CO.CO.CO). Ma anche i venditori a domicilio, i titolari di assegni di ricerca o di borse di studio, i lavoratori autonomi occasionali con redditi oltre 5.000 euro. Non si tratta di lavori rari o difficili da intraprendere. Pertanto, parlare di Gestione Separata non è certo una cosa che riguarda un’irrisoria fetta della popolazione lavorativa, anzi.