Riforma delle pensioni, nuove misure per consentire le uscite anticipate, ecco cosa si sta per apparecchiare per il 2025. Dopo la doccia fredda del Documento di Economia e Finanze, che non ha portato novità significative riguardo al pensionamento, si torna alla carica con una proposta che potrebbe segnare una svolta importante, forse già dal 2025. Si tratta, naturalmente, della tanto discussa quota 41 per tutti, un vecchio cavallo di battaglia leghista.

Nel 2025 arriva la sorpresa per le pensioni anticipate, ecco chi potrà uscire subito dal lavoro

L’obiettivo principale della Lega, guidata da Matteo Salvini, è la realizzazione della quota 41 per tutti, una misura pensata per riformare il sistema pensionistico che potrebbe essere anticipata al 2025 invece del previsto 2027.

Secondo Claudio Durigon, Sottosegretario al Lavoro, la riforma è prevista entro la fine della legislatura attuale.

Questa misura, che era stata ideata come prosecuzione della quota 100 del 2019 per superare la riforma Fornero, non ha visto la luce a causa delle vicissitudini politiche dei governi successivi. Tuttavia, una recente intervista su Affari Italiani ha rilanciato il progetto, con Durigon che menziona il 2025 come possibile data di entrata in vigore della misura, creando un’alternativa alle attuali opzioni di pensionamento, ancora troppo legate alla riforma Fornero.

Ecco come potrebbe entrare in vigore nel 2025 la quota 41 per tutti

“Ci stiamo lavorando per la prossima legge di bilancio,” ha dichiarato Claudio Durigon, uno dei principali promotori della quota 41 per tutti. Questa misura non avrebbe più limitazioni di età o vincoli sul lavoro precoce, come l’attuale quota 41. Sarebbe un liberi tutti per chi ha raggiunto i 41 anni di contributi. Tuttavia, Durigon ha anche parlato di sostenibilità del progetto, evidenziando come il sistema retributivo incida poco sulle pensioni attuali, il che aiuterebbe a contenere la spesa pubblica.

Nonostante ciò, si potrebbe intendere che, se introdotta nel 2025, la misura sarebbe basata sul sistema contributivo, che molti considerano penalizzante.

Tuttavia, dato che oggi pochi lavoratori hanno carriere che superano i 18 anni di contributi prima del 1995, non ci sarebbero grandi impatti sulle finanze statali, consentendo un’uscita anticipata per alcuni lavoratori.

Contributivo e retributivo, ecco le differenze sulle pensioni

Resta predominante l’idea di una quota 41 per tutti con ricalcolo contributivo della pensione, imponendo una penalizzazione sull’assegno per coloro che optano per l’uscita anticipata. Attualmente, chi va in pensione con 41 anni di contributi, nella maggior parte dei casi, ha meno di 18 anni di versamenti prima del 1996. Pertanto, avrebbe diritto a un calcolo retributivo solo per i periodi lavorati prima del 1996.

Ad esempio, un lavoratore che ha iniziato a versare contributi fino a oggi, avrebbe 28 anni nel sistema contributivo e solo 13 anni nel retributivo. Di conseguenza, la maggior parte della pensione, basata sui 28 anni citati, sarebbe calcolata con il sistema contributivo. Solo i primi 13 anni rientrerebbero nel calcolo retributivo.

Questo non causerebbe un taglio troppo severo della pensione. La differenza di chi ha accumulato 18 anni di contributi prima del 1996. Per cui il calcolo retributivo più favorevole si applicherebbe fino al 31 dicembre 2011.