Con la nuova legge di bilancio sono state riviste le opzioni per andare in pensione anticipata nel 2024. Nulla è cambiato rispetto allo scorso anno in fatto di vie percorribili per lasciare il lavoro in anticipo, ma sono state introdotte ulteriori restrizioni. Al punto che si stima un dimezzamento delle domande di pensione anticipate quest’anno rispetto al 2023.

Quota 103 è rimasta in vigore per un altro anno, quindi fino alla fine del 2024. Mentre Opzione Donna e Ape Sociale hanno subito alcune modifiche per quanto concerne il requisito anagrafico che ne allunga l’età.

Pertanto sarà più difficile andare in pensione in anticipo rispetto allo scorso anno. Infine, Quota 41 per i lavoratori precoci resta invariata.

Quota 103, la pensione anticipata 2024 con ricalcolo contributivo

Quota 103 è una misura che consente ai lavoratori dipendenti e autonomi di andare in pensione anticipata con 61 anni di età e 41 anni di contributi. I requisiti devono essere centrati entro il 31 dicembre 2024 per maturare il diritto alla pensione.

Da quest’anno, però, Quota 103 è diventata più penalizzante. Il calcolo della pensione avviene esclusivamente con il metodo contributivo, meno conveniente rispetto a quello misto previsto fino alla fine del 2023. Per un lavoratore che ha alle spalle 41 anni di contributi, c’è quindi da mettere in conto un ricalcolo di circa un terzo della pensione con il nuovo sistema. Il che porta a una penalizzazione che può arrivare anche al 15-17%.

Non solo. L’importo della pensione anticipata con Quota 103 non potrà superare 5 volte il trattamento minimo Inps (circa 2.250 euro al mese). Anche questa limitazione obbliga i lavoratori con una pensione superiore a desistere dal richiedere l’uscita anticipata a 61 anni di età. Infine, dal 1 gennaio 2024 cambiano anche le finestre di uscita con i tempi di attesa della pensione che si allungano rispettivamente a 7 mesi per i lavoratori privati e a 9 mesi per quelli pubblici.

Opzione Donna a 61 anni

Cambiano anche i requisiti anagrafici riservati alle lavoratrici per andare in pensione con Opzione Donna.

Da quest’anno non bastano più 60 anni di età, ma ne servono 61. E’ sempre valido lo sconto di 12 mesi per coloro che hanno figli, con un massimo di due anni sul requisito anagrafico. Resta fermo l’obbligo di aver versato almeno 35 anni di contributi e rientrare in particolari condizioni di fragilità (invalide, caregiver, licenziate o dipendenti di aziende in crisi). Non sono validi per il raggiungimento dei 35 anni di contributi:

  • le disoccupazioni Naspi, Aspi o mini Aspi o prestazioni equivalenti;
  • i contributi per la malattia della lavoratrice;
  • i periodi di contribuzione per assistenza al figlio per i primi 6 anni.

Le finestre di uscita restano a 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome. Quindi, chi matura i requisti quest’anno per Opzione Donna e fa domanda all’Inps, andrà in pensione non prima del 2025.

Uscita anticipata con Ape Sociale a 63 anni

Anche Ape Sociale cambia i connotati. L’anticipo pensionistico previsto a 63 anni di età fino allo scorso anno, sale di 5 mesi. Dal 2024 servono quindi 63 anni e 5 mesi per richiedere questo tipo di anticipo che non è una vera e propria pensione, ma ci assomiglia molto. Restano invariati i requisiti contributivi: 30 anni per quasi tutti e 36 per i lavoratori gravosi, con possibilità di sconto fino a 2 anni per le lavoratrici con figli.

Ricordiamo che per accedere ad Ape Sociale, al pari di Opzione Donna, bisogna trovarsi in condizioni di disagio, cioè essere riconosciuti invadi, caregiver o disoccupati. Oppure essere lavoratori gravosi da lungo tempo. In assenza di questi requisiti soggettivi al momento della domanda, l’anticipo pensionistico non può essere riconosciuto dall’Inps.

L’indennità è riconosciuta dal mese successivo alla maturazione dei requisiti e fino al raggiungimento dell’età per la pensione ordinaria.

Ape sociale è corrisposta mensilmente per 12 volte per un importo massimo lordo di 1.500 euro al mese. Non rivalutatile, né integrabile al trattamento minimo di pensione.