Anche la Spagna, dopo la Francia, ha varato la sua riforma pensioni. Senza scossoni come avvenuto in Francia e senza turbolenze e polemiche come accade in Italia. Una riforma all’insegna dell’equità sociale e in difesa dei più deboli.

Ma non è tutto oro quello che luccica. Anche in Spagna si cominciano ad avvertire gli effetti dell’invecchiamento della popolazione e della bassa natalità. Due fattori che rappresentano dinamite per i sistemi pensionistici europei, soprattutto quelli basati sul sistema a ripartizione.

La riforma pensioni in Spagna

Ma in cosa consiste la riforma pensioni in Spagna? Sostanzialmente la riforma votata dal Parlamento porterà a un aumento del contributo alla sicurezza sociale a partire dal 2025 e manterrà l’età pensionabile a 67 anni.

Un passaggio fondamentale per mantenere in equilibrio il sistema pensionistico spagnolo anche di fronte all’aumento dell’inflazione che impone maggiori spese per lo Stato. Le rivalutazioni degli assegni saranno quindi sostenute da un maggiore gettito contributivo.

E’ anche stabilita una quota di solidarietà da parte delle retribuzioni più alte che inciderà sulla massa salariale che rimane al di sopra della base massima. Una sorta di contributo di solidarietà come abbiamo visto anche in Italia in passato.

Per quanto riguarda l’età, la riforma non modifica l’età pensionabile legale, che aumenterà gradualmente fino a 67 anni nel 2027. Tuttavia, alcune categorie di lavoratori potranno continuare ad andare in pensione all’età di 65 anni con 38 anni e 6 mesi di contributi.

Quando si può lasciare il lavoro in Spagna

Come detto, in Spagna si va in pensione come in Italia all’età di 67 anni. E’ però possibile uscire prima dal lavoro (pensione anticipata) a 65 anni, ma bisogna aver versato almeno 38 anni e 6 mesi di contributi. E’ possibile uscire anche prima di questa età, ma solo per gli invalidi e il personale militare e appartenete al comparto difesa e sicurezza.

La pensione in Spagna, a differenza che in Italia, prevede però una soglia massima al di sopra della quale non è previsto alcun pagamento. Questo comporta ovviamente anche un minore prelievo contributivo a carico del datore di lavoro e del lavoratore il che fa salire la retribuzione durante l’età lavorativa.

La pensione massima in Spagna si può ottenere solo se la base contributiva è sufficientemente alta. Per cui nel calcolo bisogna tenere conto sia del livello retributivo che della durata del periodo assicurativo. Due parametri che contraddistinguono il sistema pensionistico spagnolo da quello italiano che, viceversa, non prevede un tetto massimo. Ma nemmeno un limite al prelievo contributivo obbligatorio.