Non solo quota 100. Sul fronte pensioni analizziamo oggi le proposte sul taglio delle pensioni d’oro e sugli incentivi per il rientro dei pensionati all’estero.

Pensioni d’oro: tagli a scaglioni ecco di quanto

Sul fronte pensioni per il Movimento 5 Stelle il taglio degli assegni d’oro resta una priorità. La misura colpirebbe le pensioni superiori ai 90 mila euro e avrebbe una durata stimata di 5 anni. Il taglio all’assegno pensione sarebbe commisurato all’importo della stessa: secondo la proposta del capogruppo M5s a Palazzo Madama Stefano Patuanelli si partirebbe da una decurtazione del 10% per le pensioni da 90 mila a 130 mila euro lordi, per poi salire rispettivamente al 20% dai 130 mila fino ai 200 mila euro, al 25% tra 200 mila e 350 mila euro, al 30% da 350 mila a 500 mila euro e ad un massimo del 40% per gli assegni che superano i 500 mila euro.

Resterebbero esclusi dal taglio pensione i trattamenti liquidati interamente con il calcolo contributivo, gli assegni di invalidità, ai superstiti e alle vittime del terrorismo.

Pensionati all’estero: sconti fiscali per chi torna in Italia

E’ spinto dalla Lega invece l’emendamento che punta a ripopolare il Sud richiamando pensionati residenti all’estero da almeno 5 anni. Non si tratta di un’idea del tutto nuova. Già in passato era stata proposta ma fu bocciata e ora viene rispolverata. Ma come funzionerebbe la flat tax per il rientro delle pensioni all’estero?

L’incentivo al rientro sarebbe in concreto una flat tax sulle pensioni e vale sia per gli stranieri che decidono di trascorre in Italia la pensione, che per i pensionati italiani che, da almeno cinque anni, si sono trasferiti all’estero e accettano di rientrare attirati dallo sgravio fiscale. Se la residenza viene spostata in un Comune del Meridione con popolazione inferiore ai 20 mila abitanti di Campania, Calabria, Puglia, Sicilia, Sardegna, Basilicata, Abruzzo, Molise, verrà applicata una flat tax, con aliquota forfettaria al 7%.

Seguiremo da vicino gli aggiornamenti su entrambe le misure.