Il campanello d’allarme, finora ignorato, continua a suonarlo l’Istat. La popolazione italiana è in costante e progressiva, nonostante l’apporto degli immigrati. E fra mezzo secolo potremmo essere 18 milioni di anime in meno sul territorio.

Ma non è solo questo il problema. La popolazione invecchia sempre più, già da anni. Secondo le previsioni Istat, nel 2049 il numero delle morti potrebbe doppiare quello delle nascite: 788 mila contro 390 mila. L’Italia sarà quindi un Paese sempre più vecchio: nel 2050 il 34,9% degli italiani avrà più di 65 anni (era del 23,5% nel 2021).

Niente pensioni se non ci saranno più lavoratori

Ne andrà anche della tenuta del sistema pensionistico per il quale l’Italia spende oggi il 16% del Pil. Un record a livello europeo. Nel 2050 il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e persone non in attività (0-14 e 65 anni e più) passerà a circa uno a uno. Un rapporto già così nella pubblica amministrazione.

Sicché, il crollo delle nascite nel nostro Paese, non solo rappresenta un problema demografico, ma anche di tenuta del sistema economico. Primo fra tutti quello delle pensioni. La denatalità in Italia, infatti, rende l’impianto della sicurezza sociale (il welfare) debole e instabile. Come dice Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat:

“a tassi di natalità che vanno poco oltre il 5 per mille si contrappongono tassi di mortalità ben al di sopra del 10 per mille”.

In questo contesto negativo che dura ormai da anni, inutile farsi illusioni: il sistema pensionistico non potrà reggere il passo. Le pensioni dovranno essere tagliate ancor prima che entri a regime per tutti il sistema di calcolo contributivo entro il nel 2035.

Rendite sempre più basse

Il problema delle pensioni in Italia è che oggi si spende troppo e si incassa troppo poco. Se poi i lavoratori sono destinati a diminuire nel tempo per effetto dell’invecchiamento della popolazione, come pagheremo i pensionati in futuro? Come osserva il presidente dell’Inps Pasquale Tridico:

“impossibile mantenere gli attuali livelli di spesa con soli 23 milioni di lavoratori”.

Figuriamoci se nel 2050 ci saranno più vecchi da mantenere che giovani in età lavorativa. Va da sé che il sistema, distorto e iniquo, collasserà ancor prima che si riesca a metterci una pezza con le riforme tanto invocate.

Così per mantenere in equilibrio la spesa, per ora sotto controllo – osserva Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali – è necessario eliminare le pensioni anticipate (con le dovute eccezioni). O penalizzarle al punto da renderle sconvenienti per chi le vuole. Come avviene per Opzione Donna, ad esempio.