Nel nostro sistema pensionistico si parla costantemente di quote. Perché di pensioni che funzionano a quota il sistema è pieno. E non ci riferiamo solo alle popolari quota 100, quota 102 o quota 103 che da anni hanno rappresentato canali di uscita agevolati per molti lavoratori. Perché la quota quando si parla di pensioni parte da un fattore principale che è quello della somma di età e contributi. Ma è proprio il funzionamento della quota l’argomento del nostro focus odierno, che parte da una domanda di un nostro lettore che non ha capito bene come funziona la quota 103 di oggi.

“Buonasera, mi chiamo Ernesto e volevo capire come fare a novembre quando credo di completare la quota 103 che serve per andare in pensione. Dal momento che ho 65 anni di età già compiuti, con 38 anni di contributi che completo a novembre, posso sfruttare la pensione entro fine anno? Perché completando quota 103 potrei avere diritto. Ma come faccio a presentare le giuste domande all’INPS?”

La pensione con le quote, ecco come funzionano oggi

Di quota naturalmente si parla sempre molto, sia per le misure di oggi che per ipotetiche misure nuove e nuova riforma del sistema previdenziale. Questo argomento è diventato virale nel 2019, quando il primo governo del Premier Giuseppe Conte varò la quota 100. Nel 2022 fu la volta della quota 102, ed il 2023 si è aperto con la quota 103. Ma di quota si parla anche per lo scivolo usuranti, una misura molto importante che ai 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contributi, aggiunge l’obbligo di arrivare a quota 97,6. Ma di quota si parlava già prima dell’avvento della riforma Fornero con la quota 96 per esempio. A tal punto che questa quota 96 oggi è tornata in auge come una delle ipotetiche nuove misure per la riforma delle pensioni dei prossimi anni.

Precoci in pensione con una quota 41, ma di meccanismo a quota ha poco

Ma per i precoci c’è pure la quota 41, che qualcuno vorrebbe estesa a tutti passando a quota 41 per tutti nel 2024.

In linea di massima quando si fa riferimento ad una quota, il principio sarebbe quello di raggiungerla sommando età e contributi. Ed in molti casi utilizzando anche le frazioni di anno. Per esempio, quota 97,6 per gli usuranti si centra sommando età e contributi, partendo però da due limiti minimi che restano i già citati 35 anni di contributi e 61 anni e 7 mesi di età. Evidente che la somma di queste soglie minime non porta a 97,6, ma a 96,7. Servono 11 mesi aggiuntivi che possono essere sull’età o sui contributi, o anche su entrambi (magari 5 mesi di età in più e 6 mesi di contributi, con uscita quindi a 62 anni esatti e 35 anni e 6 mesi di versamenti).

Molte misure si chiamano quota, ma forse non corrispondono al meccanismo originario

Non sempre però l’utilizzo della parola quota è collegato a questo meccanismo di somma algebrica tra anni di contributi ed età anagrafica. Per esempio la quota 41 può depistare. Essendo una misura distaccata dai limiti anagrafici (sia per quella dei precoci che per quella per tutti oggi ancora ipotetica), quota 41 fa riferimento solo alla contribuzione versata. E quindi in pensione va chi raggiunge semplicemente 41 anni di contributi (per i precoci però ci vuole anche altro). quando il governo vara una misura a quota, in genere fissa dei limiti anagrafici e dei limiti contributivi. E le combinazioni possibili per raggiungere la quota sono solo quelle successive ai due requisiti minimi.

Alcuni esempi di combinazioni per le pensioni anticipate con meccanismo a quota

Per esempio la quota 100 partiva da 62 anni di età e da 38 anni di contributi. La quota 100 perfetta infatti era appannaggio solo di chi riusciva a lasciare il lavoro proprio a 62 anni di età e 38 anni di contributi.

Combinazioni alternative erano quelle successive come età, e cioè con 63+38, 64+ 38 e così via. mai guardando indietro come età però. Stesso ragionamento per la successiva quota 102, che prevedeva 64 anni di età e 38 anni di contributi almeno. E identico ragionamento per la quota 103 di quest’anno, dove ai 62 anni bisogna aggiungere una carriera di almeno 41 anni di contributi. Ok a 63 anni di età e 41 anni di contributi per l’attuale quota 103, ma non 61 anni di età e 42 anni di contributi.

Le quote pure servirebbero per dotare il sistema della giusta flessibilità

Quello di cui parla il nostro lettore fa riferimento alla quota 103, ma solo se si considera una quota pura e flessibile. Infatti lui a 65 anni con 38 anni di contributi non ha diritto alla quota 103 per quanto detto nel paragrafo precedente. Perché pur completando effettivamente quota 103 (65 anni di età e 38 di contributi), non centra il requisito contributivo minimo dei 41 anni. Nulla da fare quindi. Per lui serviva una quota 103 pura, nel senso che le combinazioni dovevano essere libere da vincoli tanto sull’età minima che sulla contribuzione minima. Una quota 103 pura, come poteva esserlo anche una quota 100 altrettanto pura, sarebbe il sogno di tutti. Perché libererebbe da diversi vincoli questi canali di pensionamento. Aprendo alla possibilità di uscire, con 65 anni di età e 38 di contributi al nostro lettore. Ma facendo lo stesso per chi per esempio, a 61 anni aggiungendo 42 anni di contributi, subirebbe la stessa positiva sorte.