Il Governo ha ripreso a trattare coi sindacati il tema previdenziale. La riforma delle pensioni è una delle cose più urgenti, almeno stando alle indiscrezioni che arrivano e alle dichiarazioni dei politici. Ma è anche la cosa più difficile da fare per ovvie ragioni di cassa. E le difficoltà sono emerse tutte dopo l’ultimo incontro governo-sindacati. A tal punto che proprio le parti sociali non hanno nascosto una certa insoddisfazione per quanto emerso. Perché la riforma, probabilmente, slitterà a una data a oggi non certa.

E anche i lavoratori che aspettavano buone notizie dovranno accettare la realtà.

“Buonasera, sono una lavoratrice del settore privato che si trova a un passo dalla pensione. Sto arrivando a 42 anni di contributi, ma sono preoccupata del fatto che le voci che si susseguono parlano di un ritorno alla legge Fornero. Cosa significa, che peggiorerà la situazione  e che rischierò di non poter andare in pensione a novembre 2024 come dai miei calcoli?”

“Volevo sapere se avevate notizie più certe delle mie riguardo alla possibilità che nel 2024 entri in scena la quota 41 per tutti. Sono un vostro lettore che ha notato come spesso avete delle notizie diverse da quelle che si leggono sul WEB. Ecco perché vi chiedo se nel 2024 potrei avere maggiori chance di andare in pensione visto che completo già a marzo i 41 anni di contributi.”

Le ultime sulla riforma delle pensioni nel 2024

L’insoddisfazione dei sindacati dopo il summit con il Governo la dice lunga sulla possibilità che il 2024 sia l’anno giusto per la riforma delle pensioni. Una riforma che contiene una misura reputata idonea per l’operazione, cioè quota 41 per tutti. Ed è proprio questa misura che per una semplice questione di costi, non potrà essere varata. Almeno non potrà essere varata nel 2024. Da questo la considerazione e l’allarme che i sindacati hanno manifestato, che parla di ritorno alla riforma Fornero.

Una cosa che noi duramente contestiamo. Perché parlare di ritorno alla Fornero è sbagliato in principio. Perché la legge Fornero non è mai stata superata.

Chi dice che nel 2024 tornerà la legge Fornero fa capire che oggi questa legge non è più in funzione. Una cosa sbagliata dal momento che è proprio sulla riforma decisa dal governo Monti nel 2011 che si basa l’attuale sistema. L’Ape sociale e la quota 41 per i precoci dal 2017, le varie proroghe di Opzione donna e poi, a seguire, le varie quota 100, quota 102 e quota 103, sono stati interventi tampone che non hanno cancellato la Fornero. E anche le parti sociali, se si siedono al tavolo della trattativa con il Governo, lo fanno perché evidentemente quelle misure non erano sufficienti per una vera riforma.

Sindacati delusi, ma parlare di ritorno alla Fornero è sbagliato

Nell’ultimo incontro i sindacati contestano al Governo l’incapacità di presentare una proposta concreta per quanto riguarda la riforma delle pensioni. Eppure sembra che dal governo sia emersa la volontà di proseguire con quelle misure tampone prima citate. Magari cambiando opzione donna ed avvicinandola all’Ape sociale come struttura. Perché sia Opzione donna che l’Ape sociale è assai probabile che vengano confermate anche l’anno venturo. Ed è altrettanto probabile che venga confermata pure la quota 103. Tre misure che potrebbero consentire a molti di anticipare la pensione senza dover sottostare alle rigide regole della riforma Fornero. Che però resterebbe intatta per molti lavoratori, come lo sono i nostri due lettori dei quesiti sopracitati.

Infatti il famigerato ritorno alla legge Fornero si materializzerebbe solo se le tre misure cessassero, come è previsto oggi, il 31 dicembre 2023. Senza queste misure verrebbero meno alcuni scivoli alternativi alle pensioni ordinarie.

Ape sociale, Opzione donna e quota 103: proroghe in arrivo

Con l’Ape sociale anche nel 2023 potranno lasciare il lavoro quanti svolgono particolari attività lavorative gravose.

Basteranno i soliti 63 anni di età e i 32 o 36 anni di contributi in base al lavoro svolto. E poi, a 60 anni potrebbero uscire le donne con Opzione donna. Una misura che il Governo avrebbe intenzione di rivisitare eliminando il collegamento ai figli avuti e, magari, rendendo la pensione una specie di reddito ponte come oggi è proprio l’Ape sociale. Misura quest’ultima, che resterebbe ad appannaggio di invalidi, disoccupati e caregiver anche nel 2024. E servirebbero di nuovo almeno 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi versati. Infine, la proroga di quota 103 consentirebbe a chi ha completato i 41 anni di contributi versati, e ha già raggiunto i 62 anni di età, di accedere alla quiescenza con questa misura.