Con il decreto Milleproroghe novità importanti sono emerse in materia di contratti di espansione. Una misura spesso sottovalutata ma che effettivamente può tornare utile a quei lavoratori che aspirano ad andare in pensione diversi anni prima rispetto ai requisiti ordinari. Infatti con questo genere di contratto e di misura il lavoratore può uscire con cinque anni di anticipo sia se fa riferimento alla pensione anticipata ordinaria che se fa riferimento alla pensione di vecchiaia sempre ordinaria. Quindi le uscite sono già a partire dai 62 anni o dai 37,10 anni di contributi per gli uomini e 36,10 per le donne.

Una misura con regole particolari perché tira dentro l’azienda, che diventa soggetto che deve sottoscrivere il contratto e pure pagare l’indennità ai lavoratori. E inoltre, bisogna passare sempre da accordi in sede governativa coi sindacati. Resta il fatto comunque che si tratta di una misura abbastanza favorevole sia per il lavoratore che per l’azienda e come vedremo, per quest’ultima lo diventa ancora di più dopo alcune novità previste dal decreto Milleproroghe.

“Buonasera, sono Renato e ho un quesito per voi. Ho 63 anni di età, lavoro per una catena di distribuzione di vaste proporzioni ormai da 30 anni. Ho 63 anni di età e volevo conoscere bene come funziona il contratto di espansione che sembra possa consentire a chi si trova a non più di 5 anni dai 67 anni di età di andare in pensione prima. Vorrei delucidazioni in merito per capire se la misura fa al caso mio.”

Il contratto di espansione in estrema sintesi, ecco come andare in pensione prima

Il contratto di espansione è quella tipologia di contratto che permette alle aziende con almeno 50 lavoratori a libro paga, di mandare in pensione in anticipo i lavoratori che si trovano a cinque anni dalla quiescenza. E come dicevamo a 5 anni sia dalla pensione anticipata che dalla pensione di vecchiaia.

Non è una tipica misura pensionistica, perché non basta raggiungere i requisiti, presentare domanda all’INPS e aspettare prima l’accoglimento dell’istanza e poi la liquidazione del rateo di pensione. Infatti è una misura di esodo incentivato, che chiama dentro l’azienda per cui il diretto interessato lavora. Infatti sarebbe l’azienda a finanziare un assegno pari alla pensione maturata alla data di uscita e per tutti gli anni di anticipo fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia o anticipata.  Perché un’azienda dovrebbe scegliere sobbarcarsi questo onere, è la domanda che molti si fanno. La misura non è esente da vantaggi anche per le aziende, pure se sembra essere solo un onere.

Il contratto di espansione e perché attivarlo e consentire pensioni 5 anni prima

Ripetiamo, per poter attivare il contratto di espansione serve che l’azienda e i sindacati trovino intesa sottoscrivendo l’accordo in sede governativa. L’azienda con questo strumento non fa altro che avviare quei processi di rinnovamento che partono proprio dall’organico dipendenti. Mandando in pensione quelli più anziani e naturalmente, più vicini alla quiescenza. E dotandosi di nuovi addetti, più giovani e più indirizzati verso la modernizzazione dei processi aziendali. Inoltre, il lavoratore più anziano costa di più all’azienda, per via degli scatti di anzianità per esempio. Va anche considerato che il contratto di espansione, oltre a prevedere le fuoriuscite dei lavoratori, prevede piani di riduzione di orario, processi di Cassa Integrazione Guadagni e di nuove assunzioni. Quest’ultimo aspetto è importante anche perché il rapporto tra neo assunti e fuoriusciti è di 1 a 3. Significa che ogni 3 lavoratori in pensione l’azienda deve assumere uno nuovo. Ed oltretutto, ecco che sempre l’azienda può godere di uno sconto sull’esborso in virtù della Naspi che teoricamente spettava ai lavoratori mandati in pensione in anticipo.

Uno sconto a cui si aggiungono altre agevolazioni adesso, perché come accennato in premessa, il decreto Milleproroghe ha discrete novità per i contratti di espansione.

Come funziona la misura nel dettaglio

In definitiva il contratto di espansione è uno strumento atto a incentivare il ricambio generazionale nelle aziende che hanno almeno 50 addetti a libro paga. Un modo per favorire l’azienda a riqualificare il proprio personale. Il lavoratore quindi non può scegliere se andare in pensione con lo strumento, in maniera autonoma. Deve essere sottoscritto un accordo in sede governativa con il Ministero del Lavoro da parte di aziende e sindacati. Nell’intesa vanno messe nero su bianco la programmazione di riduzioni orarie o sospensione del personale dipendente con annessa CIG. E naturalmente, l’elenco dei lavoratori mandati in pensione con sottoscrizione del piano di nuove assunzioni. Nato sostanzialmente per aziende di grandi dimensioni, dal primo gennaio 2022 lo strumento è passato anche ad aziende più piccole, purché con almeno 50 lavoratori dipendenti in organico.

Le novità del decreto Milleproroghe, pensioni 5 anni prima fino al 2025

Quindi, al lavoratore finisce una pensione pagata dall’INPS ma di fatto finanziata con i soldi dell’azienda. Che potrebbe essere spinta in maniera maggiore ad aderire a questa opzione, grazie ad alcune recenti novità che sembra abbai inserito il decreto Milleproroghe. La prima novità è che il contratto di espansione sarà attivo anche per il biennio 2024-2025. La proroga al 2023 quindi è superata, e la misura sarà attiva anche per il 2024 e 2025. Nuove regole inoltre, per le aziende in materia di nuove assunzioni. Per le nuove assunzioni rapporto 1/3 come prima detto, viene previsto un minore esborso da parte delle aziende. L’INPS rimpinguerà grazie all’INPS la parte di spesa maggiormente sostenuta. Ma questa novità interessa aziende con almeno 500 addetti. Oltretutto, se le nuove assunzioni preventivate vengono materializzate con il 50% di neo assunti under 35, il vantaggio da 12 mesi passa a 24 mesi. Tutto quindi in favore dell’appetibilità di questa misura che consente ripetiamo, l’uscita dal lavoro e le pensioni 5 anni prima per alcuni lavoratori.