Ci sono misure che anche se non sono più in vigore e nel frattempo sono state sostituite da altre misure e strumenti previdenziali, continuano ad avere effetto. Naturalmente per quanti all’epoca della loro validità avevano già maturato i requisiti vigenti. Il meccanismo della cristallizzazione del diritto, infatti, è un meccanismo che vale per la stragrande maggioranza delle prestazioni pensionistiche non pagate dall’INPS. Grazie a questo meccanismo chi ha maturato i requisiti per una determinata misura pensionistica, durante gli anni di validità della misura stessa, può ancora goderne e potrà farlo anche nel 2023.

È questa una possibilità che molti lavoratori non sanno nemmeno di poter sfruttare, a tal punto da considerarsi dei danneggiati da questi cambi repentini di regole di pensionamento senza sapere che invece per loro esistono possibilità.

La domanda pervenuta in redazione

“Salve a tutti, sono un lavoratore che non vede l’ora di andare in pensione e lasciare la propria attività dopo una lunga carriera. Ormai lavoro praticamente ininterrottamente da 40 anni. A gennaio ho completato 40 anni di contributi versati e ho raggiunto già i 64 anni di età. Vorrei tanto andare in pensione ma non svolgo un lavoro usurante o gravoso. Inoltre, non ho invalidità né in casa e nemmeno personale, non ho problematiche di varia natura e quindi non rientro in una di quelle tante categorie cui l’INPS eroga delle pensioni in anticipo.

Con 64 anni di età e 40 anni di contributi versati appena compiuti (entrambi a gennaio), nemmeno la quota 103 appena varata dal Governo Meloni fa al mio caso. E non riesco a capire perché tante persone mie conoscenti sono riuscite ad andare in pensione con misure anticipate. Con questa mia età e questa mia carriera contributiva cosa posso fare secondo voi per uscire dal lavoro?”

La pensione nel 2023, ci sono discrete possibilità anche con le misure ormai cessate

Il caso del nostro lettore è un caso che andrebbe approfondito meglio per capire bene la situazione effettiva contributiva del lettore stesso.

Bisognerebbe capire qual è la reale situazione del lettore per poter finalmente arrivare alla tanto agognata pensione. E senza dover aspettare altri tre anni e quindi il compimento dei 67 anni di età per la pensione di vecchiaia. Anche perché in base a quello che ci dice, non è vero che nel 2023 non potrà godere di una particolare pensione anticipata.

Certo, non potrà usare la nuova quota 103. Ma nello specifico potrà utilizzare una misura che ormai non è più in vigore essendo sparita dai radar del sistema il 31 dicembre 2021. Ma è una misura tutt’ora valida per chi ha già maturato i requisiti prima che la misura cessasse. Parliamo di quota 100.

Alcuni esclusi da quota 103 rientrano ancora in quota 102 o quota 100

Il nostro lettore è rimasto profondamente amareggiato dal fatto che stando agli attuali suoi requisiti, non rientrerebbe nemmeno nella quota 103. Ed effettivamente in base alla contribuzione versata, la quota 103 non sarebbe per lui fruibile. Avendo “solo”  40 anni di contributi, non riesce a coprire tutti i 41 necessari per la quota 103 nel 2023. Però a conti fatti, a gennaio del 2021 ha già completato 38 anni di contributi. E questo vuol dire inevitabilmente, che il nostro lettore all’epoca aveva già maturato sia i 62 anni di età che i 38 anni di contributi versati. E quindi, i requisiti utili alla vecchia quota 100. Infatti come logica, se nel 2023 il nostro lettore ha 64 anni di età e 40 anni di contributi versati è praticamente sicuro che lo stesso lettore nel 2021 aveva sia di 62 anni di età che i 38 anni di contributi.

La cristallizzazione del diritto alla pensione, quando si utilizza?

Le regole del sistema previdenziale italiano prevedono la cristallizzazione del diritto. Se un lavoratore, contribuente o un qualsiasi soggetto, completa i requisiti per una determinata misura durante il periodo in cui questa misura era in vigore, congela il diritto.

In altri termini, non perde in nessun caso il diritto a poter sfruttare la misura stessa. Finché una misura era in funzione chi completa i requisiti, anche senza sfruttare la misura nell’immediato e finendo con il rimandare l’uscita, congela il suo diritto. Può utilizzare la misura anche quando questa non è più in funzione. E se l’esempio del nostro lettore ci ha consentito di parlare di quota 100, lo stesso è per quota 102.

Infatti chi i 64 anni di età li ha compiuti nel 2022, anche uscendo nel 2023 non dovrà per forza arrivare a 41 anni di contribuzione. Ma basterebbe che sempre nel 2022 abbia completato pure i 38 anni utili alla vecchia quota 102. Un meccanismo che vale anche per Opzione donna. Infatti pur salendo a 60 anni l’età pensionabile per le lavoratrici senza figli nel 2023, una scappatoia c’è. E riguarda chi entro la fine del 2021 aveva già completato i 58 anni di età ed i 38 anni di contributi. Lavoratrici che potrebbero sfruttare la vecchia versione del trattamento e non la nuova.