Andare in pensione nel 2025 sarà più difficile o più facile rispetto ad oggi?

La domanda che molti si pongono è esattamente questa. Le notizie che circolano sulle pensioni e sulla riforma non sono positive. Si parla già di una nuova “quota 104” che non solo comporterebbe la cancellazione della “quota 103”, come vuole la regola, ma anche la sostituzione dell’opzione donna, per esempio. Ovviamente, siamo nel campo delle ipotesi. Tuttavia, è inevitabile che i lavoratori si chiedano come funzionerebbe questa novità.

“Buenasera, ho sentito che nel 2025 potrebbe essere introdotta la quota 104 in sostituzione della quota 103.

Su alcuni siti ho letto che potrebbero bastare 40 anni di contributi e 64 anni di età. Questi sono esattamente i requisiti che raggiungerò io nel 2025. Se così fosse, potrei andare in pensione. Cosa ne sapete?”

Pensioni 2025 con nuova quota 104, cosa cambierebbe?

Il percorso delle riforme previdenziali ha seguito un’evoluzione prevedibile: dalla “quota 100” alla “quota 102”, quindi alla “quota 103”, e ora si prospetta la “quota 104”. Ogni anno la soglia di accesso alla pensione è aumentata. Dopo essere passata da 62 a 64 anni (da “quota 100” a “quota 102”), è tornata a 62 anni nel 2023 e nel 2024 (per la “quota 103”).

Adesso si prospetta nuovamente un’età di 64 anni con la “quota 104”. Alcune indiscrezioni suggeriscono che la combinazione 64+40 potrebbe essere idonea per la “quota 104”, anche se resta valida l’ipotesi classica di 63 anni di età e 41 anni di contributi. Potrebbero essere introdotte entrambe le combinazioni, offrendo maggiore flessibilità alla misura. Tuttavia, con requisiti anagrafici e contributivi così elevati, la flessibilità desiderata nell’uscita dal lavoro risulta limitata a poche combinazioni.

Ecco come potrebbe cambiare la previdenza sociale con la nuova misura

Secondo quanto si legge, l’obiettivo sarebbe quello di varare una “quota 104” per continuare il trend delle misure a quota iniziate nel 2019. Età, requisiti e vincoli di queste misure tendono ad aumentare.

Se la “quota 104” venisse effettivamente introdotta, ci sarebbe una netta riduzione del numero di persone eleggibili, soprattutto se l’unico cambiamento rispetto alla “quota 103” riguardasse l’età, che salirebbe da 62 a 63 anni.

Una versione più morbida, che prevede un anno in più di età ma una riduzione dei contributi da 41 a 40 anni, servirebbe a mitigare l’inasprimento delle condizioni. Rimarrebbe comunque rigido e pesante il nuovo vincolo imposto, con un ulteriore inasprimento dei requisiti di accesso alla pensione.

E se la novità fosse accompagnata dalla mancata proroga dell’opzione donna e dell’Ape sociale, il ventaglio delle possibilità di pensionamento si restringerebbe notevolmente. Senza dimenticare che nella nuova misura resterebbero invariate tutte le limitazioni dell’attuale “quota 103”. Come il ricalcolo contributivo, il limite di pensione pari a quattro volte il trattamento minimo e il divieto di cumulo dei redditi da lavoro con quelli di pensione.