Nonostante gli inasprimenti che la pensione con Opzione donna ha avuto nel 2023 e in questo 2024, la misura può essere ancora fruibile alla vecchia maniera da alcune lavoratrici. Oggi ciò che ci dice una nostra lettrice, evidentemente ignara delle possibilità che il sistema previdenziale offre, ci permette di parlare della cristallizzazione del diritto.

Uno strumento che può essere utilizzato non solo dalle donne entrate nel perimetro di opzione donna anni fa, ma anche da chi entra in altre misure previdenziali che nel tempo sono state modificate, cambiate o addirittura cessate.

“Gentile redazione, sono disoccupata da 3 anni circa. Ho compiuto 62 anni di età a gennaio e la mia contribuzione previdenziale accumulata è ormai ferma ai 35 anni da tempo. Dopo 12 mesi di Naspi sono rimasta praticamente senza lavoro, visto che l’azienda tessile per cui ho lavorato sempre, ha chiuso i battenti. L’anno scorso avevo pensato all’Ape sociale, ma non avevo compiuto i 63 anni previsti. E quindi, anche dopo aver terminato di prendere la Naspi, nulla è stato possibile fare. Oggi posso chiedere Opzione donna nonostante il licenziamento per chiusura attività è vecchio di anni? Da quanto ho capito, serve rientrare tra le licenziate per accedere a Opzione donna. Spiegatemi meglio come funziona la misura, vi prego.”

Opzione donna, come funzionava prima e come funziona dal 2023 la pensione anticipata per le lavoratrici

Nel tempo Opzione donna è passata, da una misura aperta a tutte le lavoratrici, sia dipendenti che autonome, sia nel settore privato che del settore pubblico, a una misura limitata solo a particolari platee degne di tutela. In effetti Opzione donna oggi è destinata a donne con problemi di salute, di famiglia o lavorativi.

La misura resta però favorevole dal punto di vista dell’età di uscita. Infatti è davvero una misura che ha nell’età pensionabile il fattore determinante per essere considerata come una misura che tutela le lavoratrici che per un motivo o per l’altro vogliono andare in pensione prima.

In origine la misura prevedeva la possibilità di uscire dal lavoro con il sistema contributivo, per le lavoratrici dipendenti a partire dai 58 anni di età e per le lavoratrici autonome a partire dai 59 anni di età. Età anagrafica condita però da 35 anni di contributi versati e soggetta all’accettazione del ricalcolo contributivo della prestazione.

Le regole di calcolo della prestazione sono rimaste le stesse pure nella versione 2023 di opzione donna. E resteranno le stesse pure nel 2024, come anche i 35 anni di versamenti necessari. Cambia però la platea delle beneficiarie e l’età di uscita.

Limiti, vincoli e regole del regime sperimentale contributivo per le donne

Come dicevamo la misura nel tempo è stata adeguata e limitata come platea, ma anche inasprita come requisiti di accesso. La novità più importante è sopraggiunta nel 2023, quando opzione donna fu confermata per 12 mesi ma limitata soltanto ad invalide, caregiver, licenziate o alle prese con le crisi aziendali. Stesse platee di riferimento confermate anche per l’anno appena entrato.

Nel frattempo l’età minima per uscire con la misura che come abbiamo detto era di 58 e 59 anni di età, è stata portata a 60 anni nel 2023 e adesso nel 2024 si è passati a 61 anni. In parole povere, chi rientra in una di quelle quattro categorie prima citate potrà uscire dal lavoro con opzione donna nel 2024 con 35 anni di contributi versati, pensione colata sempre con il sistema contributivo ma a partire dai 61 anni di età.

Solo chi ha avuto dei figli può godere di una agevolazione rispetto ai 61 anni di età di cui abbiamo detto in precedenza. Infatti chi ha avuto due o più figli può godere ancora dell’anticipo a 59 anni di età, mentre chi ha avuto un solo figlio può uscire a 60 anni.

La cristallizzazione del diritto vale anche per Opzione donna come per tante altre pensioni

Naturalmente la misura sortisce i suoi effetti per chi raggiunge l’età minima prevista e i 35 anni di contributi versati nel corso del nuovo anno. Alla stregua quindi di chi a raggiungere i requisiti nel 2023 e ha subito gli inasprimenti prima citati.

Chi invece i requisiti li ha raggiunti in passato, a prescindere dalla motivazione che le ha spinte a rimandare l’occasione di sfruttare opzione donna, può ancora godere delle stesse misure del passato. E la nostra lettrice è un tipico esempio dal momento che sono più di tre anni che non lavora più.

Lei ha raggiunto i requisiti anni fa, quando opzione donna funzionava alla maniera originaria. Anche all’epoca poteva sfruttare Opzione donna e pertanto la può ancora sfruttare oggi. Questo per via del meccanismo della cristallizzazione del diritto (diritto maturato entro la data di scadenza di una misura previdenziale).

Lei può sfruttare la pensione di Opzione donna alla vecchia maniera. Pertanto, indipendentemente dalla categoria di appartenenza e senza considerare il numero dei figli avuti. Lo stesso vale per chi ha maturato il diritto ad altre misure oggi scomparse, entro la data di cessazione delle misure stesse.